Page 26 - Vita di san'Agostino
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un’incursione di barbari ostili”: consiglio vero e accettabile, ma solo da parte di chi non è
vincolato da un ufficio della chiesa.
30. 15. Infatti se uno, pur potendo fuggire, non fugge dinanzi alle stragi dei nemici
per non abbandonare il ministero di Cristo senza il quale gli uomini non possono né di-
ventare cristiani né vivere come tali, questo mette in pratica l’amore, più di colui che
fugge pensando a sé e non ai fratelli e che pur poi preso non nega Cristo e ottiene il
martirio.
30. 16. Che cosa è poi quel che hai scritto nella tua prima lettera? Dici infatti: “Se
poi dobbiamo rimanere nelle chiese, non vedo in che cosa gioveremo a noi o al popolo
nel vedere gli uomini cadere davanti ai nostri occhi, le donne violentate, le chiese in-
cendiate, noi stessi venir meno sotto i tormenti, quando cercano da noi ciò che non ab-
biamo”.
30. 17. Dio può prestare ascolto alle preghiere della sua famiglia e tener lontani i
mali che noi temiamo: ma a causa di questi mali, che sono incerti, non deve esser certo
l’abbandono del nostro ministero, senza il quale è certa la rovina del popolo nelle cose
non di questa vita ma di quell’altra, di cui ci dobbiamo prender cura in maniera incom-
parabilmente più attenta e sollecita.
30. 18. Infatti se fosse cosa certa che questi mali che temiamo sopravvengono nei
luoghi nei quali ci troviamo, di qui fuggirebbero prima tutti coloro a causa dei quali noi
dobbiamo rimanere e così ci libererebbero dalla necessità di rimanere. Nessuno infatti
sostiene che i ministri di Dio debbono rimanere là dove non c’è nessuno cui prestare la
propria opera.
30. 19. In tal senso alcuni vescovi sono fuggiti dalla Spagna, poiché il popolo in
parte si era disperso nella fuga, in parte era stato ucciso, in parte era morto durante
l’assedio, in parte era stato disperso in servitù. Ma molti di più sono stati i vescovi che,
poiché rimanevano nelle loro sedi coloro a causa dei quali essi pure dovevano rimanere,
sono restati anch’essi esposti agli stessi innumerevoli pericoli. E se alcuni hanno ab-
bandonato i loro fedeli, proprio questo noi diciamo che non si deve fare. infatti costoro
non sono stati ispirati dall’autorità divina ma sono stati o tratti in inganno da errore
umano o sopraffatti da umano timore.
30. 20. Come mai infatti essi ritengono che si debba ubbidire fedelmente al co-
mando divino, quando leggono che si deve fuggire da una città nell’altra, ma invece non
hanno in orrore il mercenario che vede venire il lupo e fugge, perché non si preoccupa
delle pecore (Gv. 10, 12) ? Perché mai queste due sentenze, che sono proprio del Signore,
quella che permette e comanda la fuga, e quella che la rimprovera e la condanna, essi non
cercano di interpretarle in modo che non risultino fra loro in contraddizione, come ef-
fettivamente non lo sono?
30. 21. E in che modo questo può farsi se non facendo attenzione a ciò che ho già
detto sopra? Cioè che, se la persecuzione minaccia i luoghi nei quali siamo, i ministri di
Dio debbono fuggire, quando o lì non ci siano più fedeli, cui prestar servizio, ovvero il
necessario servizio può essere espletato da altri che non hanno lo stesso motivo per
fuggire.
30. 22. Così fuggì l’Apostolo, come sopra ho ricordato, calato in una cesta, perché
proprio lui era ricercato dal persecutore, mentre non si trovavano in tale necessità gli altri,
che perciò si guardarono bene dall’abbandonare il servizio della chiesa. Così fuggì il
santo Atanasio, vescovo di Alessandria, poiché l’imperatore Costanzo desiderava cat-
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