Page 28 - Vita di san'Agostino
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pronti ad ambedue le sorti, sì che, se non può passare da loro questo calice, si compia la
                  volontà di colui che non può volere alcunché di male (Mt. 26, 42).
                        30. 32. Certamente ormai tu vedi ciò che scrivesti di non vedere, cioè quanto bene
                  venga al popolo cristiano, se nei mali che ci affliggono non gli manca la presenza dei
                  ministri di Dio; e vedi anche quanto nuoccia la loro assenza, quando essi cercano il loro
                  vantaggio, non quello di Gesù Cristo (Fil. 2, 21), e non hanno quell’amore del quale è
                  stato detto: Non cerca ciò ch’è suo (1 Cor. 13, 5), e non imitano colui che ha detto: Non
                  cercando ciò ch’è utile a me ma ciò ch’è utile a molti, perché siano salvi (1 Cor. 10, 33).
                        30. 33. Questo non si sarebbe sottratto alle insidie del principe persecutore, se non
                  avesse voluto conservarsi in vita per gli altri, ai quali egli era necessario. Per questo dice:
                  Sono stretto da due parti, desiderando andarmene ed essere con Cristo: sarebbe infatti
                  molto meglio; ma è necessario rimanere nella carne a causa di voi (Fil. 1, 23).
                        30. 34. A questo punto uno potrebbe osservare che, all’approssimarsi di tali scia-
                  gure, i ministri di Dio debbono fuggire per conservarsi all’utilità della chiesa nell’attesa
                  di tempi più tranquilli. Giustamente alcuni fanno così, quando non mancano altri che
                  possano attendere al servizio ecclesiastico in vece loro, sì che il servizio non venga ab-
                  bandonato da tutti: abbiamo detto sopra che così agì Atanasio. Quanto infatti egli sia stato
                  necessario per la chiesa e quanto a questa abbia giovato il fatto che quello sia restato in
                  vita, lo sa bene la fede cattolica, che dalla parola e dall’abnegazione di quell’uomo fu
                  difesa contro gli eretici ariani.
                        30. 35. Ma quando il pericolo è di tutti, e c’è più da temere che, se uno fa così, ciò
                  venga attribuito non all’intenzione di provvedere alla chiesa ma alla paura di morire, e col
                  cattivo esempio della fuga uno nuoce di più di quanto potrebbe giovare col sopravvivere
                  per il servizio, allora assolutamente non ci si deve comportare così.
                        30. 36. Infatti, per evitare che fosse estinta, come sta scritto, la luce d’Israele, il
                  santo Davide non si espose ai pericoli della battaglia (2 Sam. 21, 17), ma agì così perché
                  fu pregato dai suoi, non di propria iniziativa. Altrimenti avrebbe spinto ad imitarlo nella
                  viltà molti, i quali avrebbero pensato che egli agiva così non in considerazione dell’utilità
                  degli altri, ma solo perché turbato per il suo pericolo.
                        30. 37. Qui ci si presenta un’altra questione, che non va tralasciata. Abbiamo visto
                  che non è da trascurare l’opportunità che alcuni ministri di Dio fuggano all’approssimarsi
                  di qualche devastazione, al fine che siano salvi quelli che possano prestare il servizio a
                  quanti dopo il flagello potranno trovare superstiti: ma allora come ci si deve comportare
                  nel caso che si preveda la morte di tutti, se qualcuno non fugge?
                        30. 38. Che cosa diremo se quel flagello imperversa soltanto col fine di perseguitare
                  i ministri della chiesa? Dovrà forse essere abbandonata dai ministri che fuggono quella
                  chiesa che pur sarebbe lasciata in abbandono da quelli miseramente periti? Ma se i laici
                  non sono ricercati a morte, essi in qualche modo possono nascondere i loro vescovi e i
                  loro chierici, secondo che li aiuterà colui in cui potere è ogni cosa, che può con la sua
                  mirabile potenza salvare anche quelli che non fuggono.
                        30. 39. Ma noi ricerchiamo che cosa dobbiamo fare, proprio perché non si creda che
                  attendendo miracoli divini in ogni cosa tentiamo il Signore. Certo questa tempesta, in cui
                  è comune il pericolo di laici e chierici, non è come quella che minaccia comune pericolo
                  ai marinai e ai commercianti che stanno su una nave. Non voglio pensare che questa
                  nostra nave sia considerata così dappoco che la debbano abbandonare tutti i marinai, e
                  perfino il nocchiero, se si possono salvare passando su una scialuppa o anche a nuoto.




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