Page 23 - Vita di san'Agostino
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Vandali e Alani, cui s’erano uniti Goti e gente di altra stirpe, con le navi fece irruzione
                  dalle parti trasmarine della Spagna in Africa.
                        28. 5. Gli invasori attraverso tutta la Mauretania passarono anche nelle altre nostre
                  province e regioni, e imperversando con ogni atrocità e crudeltà saccheggiarono tutto ciò
                  che potettero fra spogliazioni, stragi, svariati tormenti, incendi e altri innumerevoli e
                  nefandi disastri. Non risparmiarono né sesso né età, neppure i sacerdoti e i ministri di
                  Dio, neppure gli ornamenti, le suppellettili e gli edifici delle chiese.
                        28. 6. Tali crudelissime violenze e devastazioni quell’uomo di Dio vedeva e pen-
                  sava che esse fossero avvenute ed avvenissero non come pensavano gli altri uomini: ma
                  poiché le considerava in modo più profondo e vi ravvisava soprattutto il pericolo e la
                  morte delle anime (infatti sta scritto: Chi aggiunge scienza aggiunge dolore, e un cuore
                  intelligente è un tarlo per le ossa [Eccli. 1, 18; Prov. 14, 30; 25, 20]), ancor più del solito
                  le lacrime furono il suo pane giorno e notte ed egli ormai nella estrema vecchiaia con-
                  duceva e sopportava una vita amara e luttuosa più degli altri.
                        28. 7. Infatti l’uomo di Dio vedeva le città distrutte, e nelle campagne insieme con
                  gli edifici gli abitanti o uccisi dal ferro nemico o fuggiti e dispersi, le chiese prive di
                  sacerdoti e ministri, le vergini consacrate e i continenti dispersi da ogni parte: di costoro
                  alcuni eran venuti meno fra le torture; altri erano stati uccisi con la spada; altri ridotti in
                  schiavitù, persa ormai l’integrità e la fede dell’anima e del corpo, servivano i nemici con
                  trattamento duro e cattivo.
                        28. 8. Nelle chiese non si cantavano più inni e lodi a Dio; in molti luoghi le chiese
                  erano state bruciate; erano venuti meno nei luoghi a ciò consacrati i sacrifici solenni
                  dovuti a Dio; i sacramenti divini o non venivano richiesti oppure non potevano essere
                  amministrati a chi li richiedeva, perché non si trovava facilmente il ministro.
                        28. 9. Coloro che si erano rifugiati nelle selve montane e in grotte e caverne o in
                  altro riparo erano stati alcuni sopraffatti e catturati, altri erano privi di mezzi di sosten-
                  tamento a punto tale da morire di fame. 1 vescovi e i chierici che per grazia di Dio o non
                  avevano  incontrato  gl’invasori  o  erano  riusciti  a  sfuggir  loro,  spogliati  di  ogni  cosa
                  mendicavano nella miseria più nera, né era possibile aiutarli tutti in tutto ciò di cui ab-
                  bisognavano.
                        28. 10. Di innumerevoli chiese a mala pena solo tre per grazia di Dio non sono state
                  distrutte, quelle di Cartagine, Cirta e Ippona, e restano in piedi le loro città, protette dal
                  presidio divino e umano (ma dopo la morte di Agostino anche Ippona, abbandonata dagli
                  abitanti, fu incendiata dai nemici).
                        28. 11. E Agostino, in mezzo a tali sciagure, si consolava con la sentenza di un
                  sapiente che dice: “ Non sarà grande colui che ritiene gran cosa il fatto che cadono alberi
                  e pietre e muoiono i mortali ”.
                        28. 12. Era molto saggio, e perciò piangeva ogni giorno a calde lacrime tutte queste
                  sciagure. Si aggiunse ai suoi dolori e ai suoi lamenti il fatto che i nemici vennero ad as-
                  sediare Ippona, che fino allora era rimasta indenne, poiché si era occupato della sua difesa
                  l’allora conte Bonifacio con un esercito di Goti alleati. I nemici l’assediarono stretta-
                  mente per quasi 14 mesi e le chiusero anche la via del mare.
                        28.  13.  Qui  mi  ero  rifugiato  anch’io  insieme  con  altri  colleghi  d’episcopato  e
                  fummo insieme con lui per tutto il tempo dell’assedio. Molto spesso parlavamo fra noi e
                  consideravamo che davanti ai nostri occhi Dio poneva i suoi tremendi giudizi, e dice-
                  vamo: Sei giusto, Signore, e retto è il tuo giudizio (Sal. 118, 137). Tutti insieme addo-




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