Page 21 - Vita di san'Agostino
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avrebbero potuto vivere insieme con lui senza la compagnia di altre donne loro amiche e
sarebbero venute a visitarle anche altre donne di fuori, a causa di queste poteva nascere
motivo di scandalo per i più deboli (1 Cor. 8, 9; Rom. 14, 13). Infatti qualcuno di quelli
che stavano insieme col vescovo o con qualche chierico potevano cedere a tentazioni
umane a causa di tutte quelle donne che abitavano insieme o usavano recarsi lì, ovvero
inevitabilmente sarebbe stato diffamato dai malvagi sospetti degli uomini.
26. 3. Perciò affermava che mai donne debbono vivere nella stessa casa con i servi
di Dio, anche castissimi, per evitare - come ho detto - che tale esempio costituisse motivo
di scandalo o di offesa per i deboli. Egli poi, se veniva invitato da qualche donna a visi-
tarla e salutarla, non si recava mai da quella senza la compagnia di chierici, e mai parlò
con esse da solo a sole, neppure se si doveva trattare qualche questione riservata.
Carità e prudenza. Umiltà e confidenza in Dio
27. 1. Nel visitare seguiva la norma stabilita dall’Apostolo (Giac. 1, 27), di non
visitare se non gli orfani e le vedove che si trovavano in strettezze.
27. 2. Se poi veniva richiesto dai malati di pregare per loro il Signore in loro pre-
senza e di imporre loro le mani, si recava senza indugio.
27. 3. Non visitava monasteri femminili se non in caso di urgente necessità.
27. 4. Diceva che nella vita e nei costumi dell’uomo di Dio si dovevano seguire i
consigli che egli aveva appreso da Ambrogio di santa memoria: non cercare moglie per
nessuno, non raccomandare chi vuole fare la carriera militare, stando al proprio paese non
accettare inviti a pranzo.
27. 5. Spiegava così i motivi di ognuno di questi consigli: per evitare che i coniugi,
venuti a lite, maledicessero colui per la cui opera si erano uniti (perciò il sacerdote do-
veva limitarsi ad intervenire richiesto dai due che erano già d’accordo, per confermare e
benedire il loro accordo); per evitare che, comportandosi male colui che era stato rac-
comandato al servizio militare, la colpa ricadesse su chi l’aveva raccomandato; per evi-
tare infine che uno, frequentando troppo i banchetti nel suo paese, smarrisse la misura
della temperanza.
27. 6. Ci disse anche di aver udito una risposta quanto mai sapiente e pia di
quell’uomo di beata memoria che si trovava alla fine della vita, e molto la lodava e
magnificava.
27. 7. Quell’uomo venerabile giaceva nella sua ultima malattia e alcuni fedeli di
alta condizione, che stavano intorno al suo letto e lo vedevano sul punto di passare dal
mondo al Signore, si lamentavano che la chiesa restasse priva dell’opera di un tale ve-
scovo sia nella predicazione sia nell’amministrazione dei sacramenti e lo pregavano fra le
lacrime che chiedesse al Signore un prolungamento della vita. Ma quello rispose loro: “
Non ho vissuto in maniera tale da dovermi vergognare di vivere fra voi: ma neppure temo
di morire, perché abbiamo un buon Signore ”.
27. 8. In tale risposta il nostro Agostino ormai vecchio ammirava ed approvava la
ponderatezza e l’equilibrio delle parole. Infatti le parole di Ambrogio “ ma neppure temo
di morire, perché abbiamo un buon Signore ” dovevano essere intese nel senso che non si
doveva credere che egli, perché fiducioso nella sua purezza di costumi, prima aveva
detto: “ Non ho vissuto in maniera tale da dovermi vergognare di vivere fra voi ”. Aveva
detto così in riferimento a ciò che gli uomini possono conoscere di un uomo; ma in rife-
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