Page 19 - Vita di san'Agostino
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24. 2. Non volle mai comprare casa, campo o villa, ma se qualcuno spontaneamente
donava qualcosa di tale alla chiesa o lo affidava a titolo di deposito, non rifiutava ma
diceva di accettare.
24. 3. Sappiamo però che rifiutò alcune eredità, non perché sarebbero state inutili ai
poveri ma perché riteneva giusto ed equo che esse venissero in possesso dei figli o dei
parenti o dei genitori dei defunti, ai quali quelli morendo non le avevano voluto lasciare.
24. 4. Un tale fra i cittadini d’Ippona di alta condizione, che viveva a Cartagine,
volle donare una proprietà alla chiesa d’Ippona, e fatto il documento, mentre tratteneva
per sé l’usufrutto, lo mandò senz’altro ad Agostino di beata memoria. Egli accettò vo-
lentieri l’offerta, rallegrandosi con quello perché provvedeva alla sua salvezza eterna.
24. 5. Ma dopo alcuni anni, mentre io mi trovavo Per caso presso di lui, ecco che il
donatore manda per mezzo di suo figlio una lettera con la quale pregava di restituire a suo
figlio il documento di donazione, mentre diceva di distribuire ai poveri 100 soldi.
24. 6. Quando il santo venne a conoscenza della lettera, si addolorò che l’uomo o
aveva simulato la donazione ovvero si era pentito della buona opera, e tutto quanto poté e
Dio suggerì al suo cuore, addolorato per questa resipiscenza, disse a rimprovero e cor-
rezione di quello.
24. 7. Subito restituì il documento che quello aveva mandato spontaneamente e che
non era stato né desiderato né richiesto, rifiutò la somma di danaro e con la lettera di
risposta riprese e rimproverò come si doveva quell’uomo, ammonendolo a dare umil-
mente soddisfazione a Dio per quella ch’era simulazione o iniquità, per non uscir di vita
con un peccato così grave.
24. 8. Spesso diceva anche ch’è più sicuro per la chiesa ricevere legati di defunti
piuttosto che eredità che potevano riuscire fonti di preoccupazioni e danni, e che i legati
dovevano essere piuttosto offerti che non richiesti.
24. 9. Egli non accettava alcun deposito, ma non lo proibiva ai chierici che voles-
sero accettarli.
24. 10. Non si applicava con zelo e passione ai beni che la chiesa aveva in proprietà
o in possesso, ma era maggiormente interessato e dedito alle realtà più importanti dello
spirito, anche se talvolta si distoglieva dalla meditazione delle cose eterne per dedicarsi a
quelle temporali.
24. 11. Ma dopo averle disposte ed ordinate, lasciatele da parte come cose noiose e
moleste, riportava l’animo alle realtà interiori e superiori, sia che meditasse nell’indagine
delle realtà divine sia che dettasse qualcosa che avesse già trovato in argomento sia che
correggesse ciò ch’era stato già dettato e trascritto. Per far questo, lavorava di giorno e
vegliava di notte.
24. 12. Egli era come quella piissima Maria, ch’è simbolo della chiesa celeste: di lei
è scritto che sedeva ai piedi del Signore intenta ad ascoltare la sua parola; e poiché la
sorella si lamentò di lei perché non l’aiutava mentre essa era occupata in gran da fare, si
sentì dire: Marta, Marta, Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta (Lc. 10,
39 s.).
24. 13. Non ebbe mai interesse a nuove costruzioni, evitando di applicare in que-
stioni del genere l’animo che voleva aver sempre libero da ogni molestia temporale. Non
impediva però coloro che volessero costruire, purché non in maniera troppo lussuosa.
24. 14. Talvolta, quando mancava danaro alla chiesa, comunicava al popolo dei
fedeli che egli non aveva di che distribuire ai poveri.
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