Page 14 - Vita di san'Agostino
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17. l. Provocato da un certo Pascenzio e poiché lo richiedevano persone di alta
condizione, Agostino ebbe a Cartagine una pubblica discussione con costui. Era questi un
conte della casa imperiale, di fede ariana, esattore molto severo del fisco, che si valeva
del suo potere per contrastare duramente e sistematicamente la fede cattolica, e con le sue
spiritosaggini e la sua autorità tormentava e maltrattava molti sacerdoti di Dio un po’
sempliciotti nella loro fede.
17. 2. Ma l’eretico rifiutò in modo assoluto che si portassero le tavolette e lo stilo,
che il nostro maestro richiese con grande insistenza prima e durante il dibattito. Quello
negava, sostenendo che per timore delle leggi dello stato non voleva mettersi a rischio
con questa trascrizione: tuttavia Agostino vedendo insieme con altri vescovi che erano
presenti che quel modo di fare era accetto a coloro che assistevano, cioè che si disputasse
in modo privato senza che alcunché fosse messo per iscritto, accettò il dibattito. Predisse
comunque ciò che poi si verificò: che, terminata la riunione, ciascuno, in assenza di
documentazione scritta, sarebbe stato libero di sostenere di aver detto ciò che non aveva
detto e di non aver detto ciò che aveva detto.
17. 3. Discusse con Pascenzio: sostenne la sua dottrina, ascoltò ciò che sosteneva
l’avversario, con valido ragionamento e con l’autorità delle scritture insegnò e dimostrò i
fondamenti della nostra fede, dimostrò poi che le proposizioni di Pascenzio non erano
suffragate da alcuna evidenza né dall’autorità della sacra scrittura e le confutò.
17. 4. Ma quando le due parti si divisero, quello ancor più adirato e furente andava
diffondendo molte menzogne per sostenere la sua fede erronea, vantandosi che Agostino,
da tanti esaltato, era stato sconfitto da lui.
17. 5. Poiché queste vanterie erano ormai divulgate, Agostino fu costretto a scrivere
a Pascenzio, pur senza fare i nomi di quelli che avevano disputato per riguardo al timore
che aveva Pascenzio, e nelle lettere espose fedelmente ciò che le due parti avevano detto
e fatto: se quello avesse negato, egli a comprovare i fatti aveva molti testimoni, cioè
quelle persone di alta condizione che erano state lì presenti.
17. 6. Alle due lettere che gli erano state indirizzate, a stento quello ne inviò una
sola di risposta, nella quale era solo capace di insultare piuttosto che dare dimostrazione
della sua dottrina. Tutto ciò può esser provato a chi vuole e sa leggere.
17. 7. Ancora con un vescovo ariano, di nome Massimino, che era venuto in Africa
con i Goti, Agostino ebbe una pubblica discussione ad Ippona, per desiderio e richiesta di
molti, alla presenza di persone importanti: ciò che le due parti esposero, sta scritto.
17. 8. Se gl’interessati vorranno leggere con attenzione, senza dubbio esamine-
ranno sia ciò che afferma l’astuta e irragionevole eresia per sviare ed ingannare, sia ciò
che professa e insegna la chiesa cattolica sulla divina Trinità.
17. 9. Ma quell’eretico, tornato da Ippona a Cartagine, in forza della grande lo-
quacità di cui aveva dato prova nel dibattito, si vantava falsamente di essere uscito di qui
vincitore. E poiché tutto ciò non poteva essere esaminato e valutato facilmente da per-
sone non versate nelle sacre scritture, più tardi Agostino ricapitolò per iscritto tutto quel
dibattito, presentando una per una le obiezioni e le risposte. Fu così messo in chiaro che
quello non aveva saputo rispondere alle obiezioni di Agostino, e furono fatte pure alcune
aggiunte, poiché nel ristretto tempo del dibattito Agostino non aveva potuto dire e far
trascrivere tutto. infatti quell’uomo perfido aveva fatto in modo che il suo ultimo inter-
vento, protratto molto in lungo, occupasse tutto lo spazio di tempo che rimaneva.
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