Page 24 - Vita di san'Agostino
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lorati, gemendo e piangendo, pregavamo il Padre della misericordia e Dio di ogni con-
solazione (2 Cor. 1, 3) perché si degnasse confortarci in quella tribolazione.
Ultima malattia e ultime opere buone
29. 1. Un giorno, mentre pranzavamo con lui e parlavamo di questi argomenti, egli
ci disse: “ Sappiate che in questi giorni della nostra disgrazia ho chiesto a Dio questo: o
che si degni di liberare la nostra città dall’assedio dei nemici; o, se la sua volontà è di-
versa, che renda forti i suoi servi per poter sopportare questa volontà; ovvero che mi
accolga presso di sé, uscito dal mondo”.
29. 2. Così diceva e ci istruiva, e quindi, insieme con lui, noi tutti e tutti quelli che
stavano in città pregavamo allo stesso modo il sommo Dio.
29. 3. Ed ecco, durante il terzo mese dell’assedio si mise a letto con la febbre e
questa fu l’ultima malattia che l’afflisse. Né il Signore negò al suo servo il frutto della sua
preghiera: infatti egli ottenne a suo tempo ciò che con preghiere miste a lacrime aveva
chiesto per sé e per la città.
29. 4. Venni anche a sapere che, quando era prete e vescovo, egli era stato richiesto
di pregare per alcuni energumeni che soffrivano, ed egli fra le lacrime aveva pregato Dio,
e i demoni si erano allontanati da quegli uomini.
29. 5. Parimenti, mentre era malato e stava a letto, venne da lui un tale con un suo
parente malato e lo pregò di imporre a quello la mano perché potesse guarire. Agostino
gli rispose che, se avesse avuto qualche potere per tali cose, in primo luogo ne avrebbe
fatto uso per sé. Ma quello replicò che in sonno aveva avuto un’apparizione e gli era stato
detto: “ Va’ dal vescovo Agostino perché imponga a costui la sua mano, e sarà salvo ”.
Appreso ciò egli non indugiò a fare quel che si chiedeva, e il Signore subito fece andar via
guarito quel malato dal suo letto.
Consigli al vescovo Onorato sulla condotta del clero di fronte agli invasori
30. 1. A tal proposito non debbo passare sotto silenzio che, mentre sovrastava la
minaccia dei nemici, Onorato, santo uomo nostro collega di episcopato nella chiesa di
Tiabe, per lettera chiese ad Agostino se, quando i Vandali si avvicinavano, i vescovi e i
chierici dovessero allontanarsi dalle loro chiese oppure no. E con la sua risposta Agostino
mise in evidenza ciò che si dovesse soprattutto temere da quei distruttori del mondo
romano.
30. 2. Ho voluto inserire questa lettera nel mio scritto: infatti è molto utile e ne-
cessaria perché i sacerdoti e i ministri di Dio sappiano come comportarsi.
30. 3. “Al santo fratello e collega nell’episcopato Onorato, Agostino augura salute
nel Signore. Avendo mandato alla tua carità una copia della lettera che avevo scritto al
fratello Quodvultdeus, nostro collega nell’episcopato, credevo di aver soddisfatto alla
richiesta che mi avevi fatto col chiedermi consiglio su che cosa dobbiate fare in questi
pericoli che sono sopraggiunti ai nostri giorni.
30. 4. Infatti, anche se quella lettera che scrissi era breve, ritengo di non aver o-
messo alcunché, che possa essere sufficiente scrivere da parte di chi risponde e leggere da
parte di chi chiede. Dissi infatti che non si doveva imporre divieto a coloro che, se pos-
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