Page 30 - Vita di san'Agostino
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cambiarli: certamente costoro non debbono esser lasciati privi del servizio della religione
cristiana. Se invece, all’udir quelle parole, preferiranno andar via, allora non debbono
restare neppure quelli che restavano a causa loro, perché ormai lì non ci son più persone
per le quali essi dovrebbero restare.
30. 50. Insomma: chiunque fugge in condizioni tali che la sua fuga non lasci la
chiesa priva del necessario servizio, questi fa ciò che il Signore ha comandato o per-
messo. Ma chi fugge e così sottrae al gregge di Cristo gli alimenti che lo nutrono spiri-
tualmente, questi è il mercenario che vede venire il lupo e fugge, perché non gl’interessa
delle pecore (Gv. 10, 12).
30. 51. Ecco ciò che ho risposto, fratello carissimo, alle tue richieste, secondo
quanto ho ritenuto vero e ispirato da sicuro amore: ma se tu troverai di meglio, non faccio
obiezione al tuo pensiero. D’altra parte, non possiamo trovare meglio da fare in tali pe-
ricoli, se non pregare il Signore Dio nostro, perché abbia pietà di noi. Proprio questo, per
dono di Dio alcuni uomini prudenti e santi hanno meritato di volere e di fare, cioè di non
abbandonare le chiese, e non vennero meno al loro proposito a causa della lingua dei
calunniatori.
Ultimi giorni e morte. Eredià di sante opere ed esempi. Congedo. L’eredità di Agostino.
Riepilogo. Conclusione
31. 1. Quel sant’uomo, nella lunga vita che Dio gli aveva concesso per l’utilità e il
bene della santa chiesa (infatti visse 76 anni, e circa 40 anni da prete e vescovo), parlando
con noi familiarmente era solito dire che, ricevuto il battesimo, neppure i cristiani e i
sacerdoti più apprezzati debbono separarsi dal corpo senza degna e adatta penitenza.
31. 2. In tal modo egli si comportò nella sua ultima malattia: fece trascrivere i salmi
davidici che trattano della penitenza -sono molto pochi - e fece affiggere i fogli contro la
parete, così che stando a letto durante la sua infermità li poteva vedere e leggere, e
piangeva ininterrottamente a calde lacrime.
31. 3. Perché nessuno disturbasse il suo raccoglimento, circa dieci giorni prima di
morire, disse a noi, che lo assistevamo, di non far entrare nessuno, se non soltanto nelle
ore in cui i medici entravano a visitarlo o gli si portava da mangiare. La sua disposizione
fu osservata, ed egli in tutto quel tempo stette in preghiera.
31. 4. Fino alla sua ultima malattia predicò in chiesa la parola di Dio ininterrotta-
mente, con zelo e con forza, con lucidità e intelligenza.
31. 5. Conservando intatte tutte le membra del corpo, sani la vista e l’udito, mentre
noi eravamo presenti osservavamo e pregavamo, egli - come fu scritto - si addormentò
coi suoi padri, in prospera vecchiaia (1 Re, 2, 10). Per accompagnare la deposizione del
suo corpo, fu offerto a Dio il sacrificio in nostra presenza, e poi fu sepolto.
31. 6. Non fece testamento, perché povero di Dio non aveva motivo di farlo.
Raccomandava sempre di conservare diligentemente per i posteri la biblioteca della
chiesa con tutti i codici. Quel che la chiesa aveva di suppellettili e ornamenti, affidò al
prete che alle sue dipendenze curava l’amministrazione della casa annessa alla chiesa.
31. 7. Né durante la vita né al momento di morire trattò i suoi parenti, sia quelli
dediti alla vita monastica sia quelli di fuori, nel modo consueto nel mondo. Quando vi-
veva, dava a costoro, se era necessario, quel che usava dare agli altri, non perché avessero
ricchezze ma perché non fossero poveri e non lo fossero troppo.
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