Page 8 - Vita di Martino
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nemico svanì dal suo cospetto. 3. Così, com’egli aveva concepito con tutta
l’intenzione dell’animo, liberò la madre dall’errore del paganesimo, mentre suo
padre perseverava nel male; tuttavia salvò molti con il suo esempio. 4. Poi,
essendo cresciuta l’eresia ariana in tutto il mondo e soprattutto nell’Illirico,
trovandosi pressoché solo a opporsi con fierissima energia alla fede corrotta dei
vescovi ed essendo stato sottoposto a numerosi maltrattamenti – fu anche
pubblicamente battuto con le verghe e infine obbligato a uscire dalla città –
ritornando in Italia, trovò la Chiesa travagliata anche nelle Gallie, a causa
dell’allontanamento di sant’Ilario, che la violenza degli eretici aveva costretto
all’esilio; e si stabilì in eremitaggio a Milano. E anche lì Aussenzio, animatore e
capo degli Ariani, accanitamente lo perseguitò, e più volte oltraggiatolo, lo fece
scacciare dalla città. 5. E così, stimando che si dovesse cedere alle circostanze, si
ritirò nell’isola denominata Gallinaria, in compagnia d’un prete, uomo di
grandi virtù. Qui per parecchio tempo si sostentò con le radici delle erbe. E in
quel periodo prese come cibo l’elleboro, una pianta, secondo quanto dicono,
velenosa. 6. Ma avendo sentito la forza del veleno che l’assaliva, in prossimità
della morte, scacciò con la preghiera l’incombente pericolo e subito ogni dolore
venne fugato. 7. E non molto dopo, avendo appreso che, grazie al pentimento
del sovrano, era stata accordata a sant’Ilario la facoltà di ritornare dall’esilio,
egli tentò d’incontrarlo a Roma e partì alla volta della città.
7,1. Poiché Ilario era già passato, tallonandolo lo segui e lo raggiunse, ed
essendo stato ricevuto da lui con ogni affettuosità, stabilì una cella d’eremita
non lontano dalla città. In quel tempo gli si unì un catecumeno, desideroso di
formarsi sulle regole di vita d’un uomo così santo. Trascorsi pochi giorni, colto
all’improvviso da malattia, quegli era travagliato dalla violenza della febbre. 2.
Proprio allora, per caso, Martino era partito. Ed essendo stato lontano per tre
giorni, al suo ritorno ne trovò il corpo esanime: la morte era stata così
improvvisa, che quello s’era dipartito dalle cose umane senza battesimo. Il
corpo, esposto, era circondato dai fratelli afflitti, intenti a rendergli il triste
officio, quando Martino accorse piangente e gemente. 3. Ma allora con tutto
l’animo concentrato nello Spirito Santo, ordinò a tutti gli altri di uscire dalla
cella in cui giaceva il corpo, e serrata la porta, si prosternò sulle membra
esanimi del fratello defunto. Ed essendosi per alquanto tempo immerso in
preghiera, avvertito per tramite dello Spirito che la virtù del Signore era
presente, sollevatosi un po’ e fissato il volto del morto, aspettava intrepido
l’esito della sua preghiera e della misericordia del Signore. Era appena trascorso
lo spazio di due ore, e vide il morto riacquistare a poco a poco movimento in
tutte le membra, e palpitare nell’uso della vista con gli occhi dischiusi. 4. Allora,
rivoltosi a gran voce al Signore, rendendo grazie riempiva di grida la cella.
Udito ciò, quelli ch’erano stati immobili fuori della porta subito irruppero
dentro. Meraviglioso spettacolo: vedevano vivere chi avevano lasciato morto. 5.
Così reso alla vita, subito ricevuto il battesimo, visse poi molti anni, e per primo
fu a noi testimone e insieme materia dei miracoli di Martino. 6. Egli medesimo