Page 4 - Vita di Martino
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Vita del santo Martino, vescovo

                     1,1. Moltissimi mortali, vanamente dediti al desiderio della gloria mondana,
                  credettero d’immortalare la memoria del loro nome, se avessero illustrato con la
                  penna  la  vita  degli  uomini  illustri.  2.  Tale  inganno  apportava  un  frutto  non
                  certo  perenne,  ma  tuttavia  di  una  sia  pur  piccola  entità,  alla  speranza  che
                  avevano concepito, poiché propagavano, sebbene vanamente, la memoria di sé,
                  e  con  il  proporre  ai  lettori  esempi  di  grandi  uomini  suscitavano  una
                  considerevole  emulazione.  Ma  tuttavia  questa  loro  cura  non  riguardava  per
                  nulla quell’altra vita beata ed eterna. 3. Che cosa giovò a essi, infatti, la gloria
                  dei loro scritti destinati a scomparire con il mondo? O quale beneficio ottenne la
                  posterità dal leggere le battaglie di Ettore e il filosofare di Socrate, quand’è non
                  solo  stoltezza  l’imitarli,  ma  anche  follia  non  contestarli  con  ogni  asprezza,  in
                  quanto essi, stimando la vita umana soltanto per le azioni presenti, affidarono le
                  loro  speranze  alle  favole,  le  anime  ai  sepolcri?  4.  Essi  in  effetti  credettero  di
                  doversi  perpetuare  soltanto  alla  memoria  degli  uomini,  mentre  dovere
                  dell’uomo è ricercare la vita eterna piuttosto che l’eterna memoria, non già con
                  lo scrivere o il combattere e il filosofare, ma con il vivere piamente, santamente,
                  religiosamente.  5.  E  questo  umano  errore  tramandato  nella  letteratura  prese
                  tanto  vigore,  che  esso  ha  trovato  davvero  molti  emuli  sia  di  questa  vana
                  filosofia, sia di quel folle eroismo. 6. Onde mi sembra che farò opera degna, se
                  scriverò la vita d’un uomo santissimo, che in seguito sarà ad altri di esempio,
                  per cui certamente quanti leggeranno saranno spronati alla vera saggezza e alla
                  celeste  milizia  e  alla  divina  virtù.  E  in  ciò  traiamo  ragione  anche  di  nostro
                  vantaggio,  nella  misura  in  cui  ci  aspettiamo  non  una  vana  memoria  tra  gli
                  uomini,  ma  un  eterno  premio  da  Dio,  poiché,  sebbene  noi  stessi  non  così
                  abbiamo vissuto da poter essere di esempio ad altri, tuttavia ci siamo adoperati
                  a non lasciar in ombra chi dovesse essere imitato. 7. Dunque inizierò a scrivere
                  la vita del santo Martino, quale fu la sua condotta sia prima dell’episcopato, sia
                  durante  l’episcopato,  sebbene  inutilmente  io  abbia  tentato  di  accedere  a  ogni
                  suo  atto;  così  sono  ignote  le  azioni  di  cui  egli  solo  fu  testimone davanti  a  sé
                  stesso, poiché non ricercando l’elogio degli uomini, per quanto fu in lui, volle
                  che tutte le sue virtù restassero in ombra. 8. Quantunque anche dei fatti che ci
                  erano  noti,  molti  ne  abbiamo  omessi,  poiché  abbiamo  ritenuto  bastasse
                  ricordarne  soltanto  alcuni  di  maggior  rilievo.  Nello  stesso  tempo  è  stato
                  necessario  pensare  anche  ai  lettori,  affinché  una  affollata  abbondanza  non
                  procurasse loro qualche molestia. 9. Scongiuro poi coloro che mi leggeranno, di
                  prestar fede alle mie parole, e di non ritenere che io abbia scritto alcunché se
                  non ben noto e accertato; altrimenti avrei preferito tacere piuttosto che dir cose
                  false.


                    2,1.  Dunque,  Martino  era  originario  della  città  fortificata  di  Sabaria,  nelle
                  Pannonie, ma fu allevato in Italia, a Pavia; i suoi genitori erano di rango non
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