Page 12 - Vita di Martino
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opporglisi. 2. Ed essendo i medesimi rimasti quieti per volontà di Dio mentre il
tempio veniva demolito, non tolleravano che l’albero fosse tagliato. Egli
s’adoperava per far loro osservare che non v’era nulla di sacro in un ceppo;
seguissero piuttosto il Dio, che egli stesso serviva; bisognava abbattere
quell’albero, poiché era consacrato a un demonio. 3. Allora uno di quelli, ch’era
più temerario degli altri, disse: «Se tu hai qualche fiducia in quel Dio, che dici di
venerare, noi stessi abbatteremo questo albero, ricevilo su di te nella sua caduta:
e se il tuo Dio è con te, come affermi, ti salverai». 4. Allora egli, intrepidamente
confidando in Dio, s’impegnò a farlo. Al momento tutta quella turba di pagani
consentì a questa condizione, e facilmente si rassegnarono alla perdita del loro
albero, se con la caduta di esso avessero potuto schiacciare il nemico delle loro
cerimonie sacre. 5. E così, essendo quel pino inclinato da una parte in modo che
non v’era alcun dubbio sulla parte dove, tagliato, si sarebbe abbattuto, egli fu
posto, eretto e legato, secondo la volontà di quei contadini, nel luogo in cui
nessuno dubitava che l’albero sarebbe caduto. 6. E dunque essi stessi presero a
tagliare il loro pino con grande allegria e letizia. Assisteva in disparte una folla
di spettatori attoniti. E già il pino oscillava e sul punto di cadere minacciava il
suo crollo. 7. Impallidivano in disparte i monaci, e atterriti dal pericolo ormai
prossimo, avevano perduto ogni speranza e fiducia, aspettando solo la morte di
Martino. 8. Ma, confidando in Dio, in intrepida attesa, quando già il pino
abbattendosi emetteva un fragore, egli, levata la mano contro quello che cadeva
e rovinava su di lui, oppose il segno della salvezza. Ma allora – l’avresti creduto
spinto all’indietro da una sorta d’uragano –, il pino crollò dalla parte opposta,
così che quasi schiacciò i contadini, che erano stati lì come in luogo sicuro. 9.
Allora, levato un clamore al cielo, i pagani si meravigliarono del miracolo, i
monaci piansero di gioia, tutti all’unisono glorificarono Cristo: fu ben chiaro che
in quel giorno era venuta la salvezza per quelle contrade. Infatti non vi fu quasi
nessuno in quella enorme moltitudine di pagani, che non reclamò l’imposizione
delle mani e, abbandonato l’empio errore, non credette nel Signore Gesù. Invero
prima di Martino pochissimi, anzi quasi nessuno in quei paesi aveva ricevuto il
Cristo. E grazie ai suoi miracoli e al suo esempio il nome di Cristo diventò così
forte che là non si trova più alcun luogo che non sia pieno di chiese e di eremi in
grandissimo numero. Infatti dove egli aveva distrutto templi pagani, subito
nello stesso luogo costruiva chiese o romitaggi.
14,1. E un miracolo non meno grande mostrò press’a poco nei medesimi tempi
e nella medesima prova. Infatti, in un villaggio avendo appiccato il fuoco a un
tempio pagano antichissimo e molto frequentato, al soffiar del vento i turbini di
fiamme si spostavano su una casa vicina, anzi addossata all’edificio. 2. Appena
Martino s’accorse di ciò, con rapida corsa salì sul tetto della casa, portandosi
contro le fiamme che avanzavano. Ma allora, mirabile spettacolo, avresti potuto
scorgere il fuoco ritorcersi contro la forza del vento, e vedere un conflitto di
elementi in lotta tra loro. Così per virtù di Martino il fuoco operò soltanto lì,
dove gli fu comandato 3. In un villaggio, di nome Levroux, avendo voluto