Page 9 - Vita di Antonio
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tuo aiuto e ti renderò famoso in ogni luogo». Dopo aver sentito queste parole, si
                  alzò  e  pregò  e  acquistò  tanta  forza  da  avvertire  di  avere  nel  corpo  maggior
                  vigore di quanto ne avesse posseduto prima. Aveva allora trentacinque anni.


                  11. Il giorno seguente uscì, con l’animo più ardente di amore per Dio, e si recò
                  da  quel  vecchio  prima  ricordato  e  lo  pregò  di  abitare  insieme  con  lui  nel
                  deserto.  Il  vecchio  rispose  di  no  a  causa  dell’età  e  anche  perché  fino  a  quel
                  tempo non c’era stata questa consuetudine. Allora Antonio si recò solo verso il
                  monte. Ma il nemico, vedendo di nuovo il suo zelo e volendolo ostacolare, fece
                  apparire sulla strada l’immagine di un grande vaso d’argento. Antonio, avendo
                  capito l’arte di colui che odia il bene, si fermò, guardò nel vaso e rimproverò il
                  diavolo che era dentro con queste parole: «Da dove viene questo vaso nel de-
                  serto?  Questa  via  non  è  percorsa,  né  ci  sono  tracce  di  viandanti  e  poi  è  così
                  grande  che,  cadendo,  non  poteva  non  essere  visto.  Se  qualcuno  l’avesse
                  perduto,  sarebbe  tornato  indietro  a  cercarlo  e  l’avrebbe  trovato  in  un  luogo
                  tanto  deserto.  Ma  questa  è  arte  del  diavolo;  ma  neppure  ora,  o  diavolo,  tu
                  ostacolerai il mio proposito. Questo vaso, infatti, “vada con te in perdizione”»
                  (At 8,20). Mentre Antonio così parlava, il vaso si dileguò come fumo davanti al
                  fuoco.


                  12. Un’altra volta, mentre camminava, vide dell’oro vero e non un’immagine,
                  gettato in mezzo alla strada. O l’aveva posto il nemico oppure qualche potenza
                  superiore voleva mettere alla prova l’atleta dimostrando al diavolo che Antonio
                  non si preoccupava nemmeno delle ricchezze reali. Egli non rivelò mai il luogo,
                  né  noi  lo  conosciamo;  sappiamo  solamente  che  l’oro  che  gli  era  apparso  era
                  vero. Antonio si meravigliò della quantità e, passando oltre come se si trattasse
                  di una fiamma, andò via senza volgere lo sguardo. Corse con tanta rapidità fino
                  a che il luogo sfuggisse ai suoi occhi.
                  Confermato sempre di più nel suo intento, Antonio si diresse verso il monte. Al
                  di  là  del  fiume  trovò  un  fortino  abbandonato  da  molto  tempo  e  pieno  di
                  serpenti. Si trasferì lì e vi rimase. I serpenti, come se fossero stati inseguiti da
                  qualcuno, subito si dileguarono. Antonio portò dentro dei pani per sei mesi (i
                  tebani hanno l’abitudine di fare il pane per un anno senza che si guasti) e poi
                  chiuse l’ingresso. Dentro trovò pure dell’acqua. Vi rimase solo, come rinchiuso
                  in  un  sotterraneo,  senza  mai  uscir  fuori  per  vedere  se  vi  arrivasse  qualcuno.
                  Così per molto tempo condusse questa vita ascetica; riceveva soltanto due volte
                  all’anno il pane attraverso il tetto.


                  13. I conoscenti che andavano a fargli visita, siccome egli non li lasciava entrare,
                  spesso rimanevano fuori per notti e giorni interi. Udivano dentro come di folla
                  che tumultuava e strepitava e poi grida lamentose che dicevano:  «Allontanati
                  dai  nostri  luoghi.  Che  cosa  ci  fai  nel  deserto?  Non  riuscirai  a  sopportare  le
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