Page 6 - Vita di Antonio
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della carne e del sangue, era sconfitto da un uomo fatto di carne. In aiuto di
Antonio c’era il Signore che per noi si fece carne e concesse al corpo la vittoria
contro il diavolo in modo che ognuno che combatte possa dire: «Non io, ma la
grazia di Dio che è con me» (1Cor 15,10).
6. Alla fine il serpente non potendo far cadere Antonio così e vedendosi anzi
respinto dal suo cuore, digrignando i denti, secondo le Scritture (Sal 111,10), e
adirandosi, apparve ad Antonio sotto le sembianze di un fanciullo negro, così
come era nero nell’animo. L’ingannatore non lo aggrediva più con i pensieri,
giacché era stato respinto, ma con voce umana cominciò a parlargli: «Molti ho
sedotto, moltissimi ho fatto cadere; ora, invece, dopo aver attaccato te e i tuoi
sforzi, come ho fatto con altri, sono stato prostrato». Allora Antonio gli
domandò: «Chi sei tu, che mi parli così?». E quello con voce lamentosa: «Sono
l’amico della fornicazione; mi occupo di tendere insidie ai giovani, di spingerli a
fornicare. Sono chiamato spirito della fornicazione. Quanti non ho ingannati che
pur volevano vivere castamente! Quanti non ho indotto a cambiar vita con le
mie seduzioni! Io sono colui per causa del quale il profeta rimprovera coloro
che sono caduti “perché uno spirito di prostituzione li svia” (Os 4,12). Per causa
mia, infatti, quelli sono caduti. Io sono colui che spesso ti ha arrecato molestie e
che tu tante volte hai respinto».
Allora Antonio ringraziò il Signore e, dopo aver preso coraggio contro il
nemico, gli disse: «Perciò tu sei troppo spregevole. Sei nero nell’animo e
nell’aspetto, come un fanciullo debole. D’ora in poi non mi curerò dite: il
Signore è con me, è mio aiuto, sfiderò i miei nemici» (Sal 117,7). Udito ciò,
quell’essere negro subito fuggi, spaventato da quelle parole; aveva paura anche
di avvicinarsi soltanto ad Antonio.
7. Questa fu la prima vittoria di Antonio contro il diavolo, anzi la vittoria che il
Salvatore realizzò in Antonio, egli che «ha condannato il peccato nella carne,
perché la giustizia della legge si adempisse in noi, che non camminiamo
secondo la carne ma secondo lo Spirito» (Rm 8,3-4). Tuttavia Antonio, dopo
aver vinto il diavolo, non visse in seguito negligentemente, senza prendersi
cura di sé; né, d’altra parte, il nemico, sebbene sconfitto, cessò d’insidiarlo.
Come un leone egli andava intorno cercando l’occasione propizia contro di lui.
Ma Antonio che aveva appreso dalle Scritture (Ef 6,11) che molte sono le insidie
del nemico, praticava l’ascesi con maggiore impegno, pensando che il diavolo,
se non era riuscito ad ingannare il suo cuore col piacere del corpo, gli avrebbe
teso inganni con altri mezzi. Il diavolo, infatti, è amico del peccato. Perciò egli
macerava sempre di più il suo corpo e lo teneva in schiavitù perché, vincitore in
alcune cose, non finisse poi vinto in altre.
Prese dunque la decisione di abituarsi a un tenore di vita più severo e molti lo
ammiravano. Sopportava facilmente ogni prova; col passare del tempo lo zelo
della sua anima generava in lui migliore disposizione e, se riceveva
un’ispirazione anche piccola dagli altri, mostrava grande entusiasmo nel