Page 4 - Vita di Antonio
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letture, ne custodiva il frutto. Non infastidiva i genitori col chiedere, per le loro
condizioni agiate, cibi più abbondanti e più succulenti. Insomma, non peccava
di gola, si contentava di quanto trovava e non chiedeva mai il di più.
2. Dopo la morte dei genitori, Antonio rimase solo con una sorella molto più
piccola. All’età di diciotto o vent’anni circa si prese cura della casa e della
sorella. Non erano ancora trascorsi sei mesi dalla morte dei genitori quando,
recandosi in chiesa come era sua abitudine, si mise a pensare fra sé agli apostoli
che, dopo aver lasciato ogni cosa, seguirono il Salvatore (Mt 4,20), e agli altri
uomini che, come narrano gli Atti (At 4,35), avevano venduto i loro beni e
avevano portato il ricavato ai piedi degli apostoli perché fosse distribuito ai
poveri, e quanto grande fosse la speranza riservata loro nei cieli.
Mentre meditava queste cose, entrò in chiesa e capitò proprio in quel momento
in cui si leggeva il brano del vangelo in cui il Signore dice al ricco (Mt 19,21):
«Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri, e avrai
un tesoro nei cieli; poi vieni e seguimi». Antonio, come se il ricordo dei santi
fosse dovuto a divina ispirazione e quella lettura fosse stata fatta proprio per
lui, uscì subito dalla chiesa, donò ai vicini i poderi avuti in eredità dai genitori
(trecento arure di terreno fertile e ben coltivato) perché non infastidissero più
lui, né la sorella. Poi vendette gli altri beni mobili e distribuì ai poveri il ricavato
che era notevole, trattenendo soltanto una modesta quota per la sorella.
3. Entrato nuovamente in chiesa, ascoltò il Signore che dice nel vangelo (Mt
6,34): «Non affannatevi per il domani». Non riuscì a fermarsi in chiesa, ne uscì
subito e donò ai poveri quanto ancora gli era rimasto. Affidò la sorella a delle
vergini che conosceva, perché la educassero nella verginità; egli stesso, poi,
fuori della sua casa, si dedicò all’ascesi, vivendo molto austeramente.
In quell’epoca in Egitto non erano ancora numerosi i monasteri e i monaci non
avevano perciò esperienza della solitudine del deserto. Infatti chi voleva
attendere a se stesso, praticava l’ascesi da solo non lontano dai proprio
villaggio. C’era allora in un vicino villaggio un vecchio che dalla giovinezza si
era votato alla vita ascetica. Antonio lo vide e volle emulano nel bene.
Dapprima cominciò anch’egli a vivere in luoghi fuori del villaggio. E di là, se
veniva a sapere di qualcuno che con amore praticava l’ascesi, andava a trovarlo,
come l’ape saggia, e non faceva ritorno se non dopo averlo visitato e ricevuto da
lui quasi un viatico per il cammino della virtù. Con questi inizi giunse a tal
punto da fortificare la sua mente da non ricordare più né i beni familiari, né i
congiunti; indirizzò tutti i suoi propositi e la sua mente solo alla perfezione
dell’ascesi. Lavorava con le proprie mani perché aveva udito che l’ozioso non
deve neppure mangiare (2Ts 3,10). Coi suo lavoro non solo si comprava il pane
ma faceva anche elemosina ai poveri. Pregava continuamente. Aveva infatti
imparato che bisogna pregare senza interruzione (Mt 6,6). Era così attento alla
lettura delle Scritture che nulla gli sfuggiva. Ricordava tutto; al posto dei libri