Page 36 - Vita di Antonio
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uomini».


                  76.  «Parlateci  anche  delle  vostre  cose.  Che  cosa  ci  direte  dei  bruti,  della  loro
                  irragionevolezza e della loro ferocia? Se, come ho sentito dire, voi con le vostre
                  favole intendete fare delle allegorie per cui Cerere è la terra, Vulcano zoppo il
                  fuoco, Giunone  l’aria, Apollo  il sole, Diana la luna, Nettuno  il mare, voi non
                  venerate affatto Dio ma adorate le cose create e non Dio che è il creatore di tutte
                  queste cose (Rm 1,25). Se avete inventato le allegorie perché la creazione è bella,
                  ebbene  bastava  soltanto  ammirarla  e  non  considerare  come  divinità  le  cose
                  create,  né  tributare  loro  onori  dovuti  unicamente  al  Creatore.  Stando  così  le
                  cose, voi onorate la casa costruita e non l’architetto che l’ha costruita, il soldato
                  e  non  il  comandante.  Che  cosa  ci  direte  su  questi  argomenti  perché  noi
                  possiamo conoscere le ragioni per cui la croce è degna di scherno?».


                  77.  Poiché  quelli  esitavano  e  si  voltavano  di  qua  e  di  là,  Antonio  sorridendo
                  disse  ancora  loro  per  mezzo  dell’interprete:  «Queste  cose  di  cui  ho  parlato
                  hanno in sé la prova visibile. Ma poiché voi vi affidate alla dimostrazione dei
                  discorsi, materia in cui siete esperti, volete che anche noi adoriamo Dio in base a
                  delle prove. Ebbene, ditemi innanzi tutto: la conoscenza di Dio, soprattutto di
                  Dio, in che modo si può attentamente raggiungere: con la dimostrazione delle
                  parole oppure con un atto di fede? C’è prima la fede che si realizza con un atto
                  oppure  la  dimostrazione  che  si  realizza  con  le  parole?».  Quelli  risposero  che
                  viene prima la fede che si realizza con un atto e questa  è la vera conoscenza.
                  Replicò  Antonio:  «Avete  detto  bene;  infatti  è  la  fede  che  scaturisce  dalla
                  disposizione dell’anima, la dialettica invece è opera dei suoi autori. A coloro che
                  hanno in sé l’atto di fede, non è necessaria, anzi superflua, la dimostrazione per
                  mezzo di parole. Ciò che noi comprendiamo per mezzo della fede, voi cercate di
                  discutere con le parole; anzi spesso voi non potete neppure esporre ciò che noi
                  comprendiamo.  Perciò  l’atto  di  fede  è  migliore  e  più  saldo  dei  vostri
                  ragionamenti sofistici».


                  78.  «Per  noi  cristiani  –  continuò  Antonio  –  il  mistero  non  è  riposto  nella
                  sapienza delle parole pagane, ma nel potere della fede che ci viene data da Dio
                  per mezzo di Gesù Cristo. E che questo discorso sia vero è dimostrato dal fatto
                  che noi, pur non avendo appreso le lettere, crediamo in Dio e conosciamo per
                  mezzo della sua creazione la Provvidenza che è in tutte le cose. Poiché la nostra
                  fede è un atto, ecco che noi ci sosteniamo con la fede in Cristo; voi, invece, vi
                  sostenete con discorsi sofistici. Mentre le immagini dei vostri idoli si dissolvono,
                  la nostra fede si diffonde da per tutto. Voi con i vostri sillogismi sofistici non
                  convincete nessuno a passare dal cristianesimo al paganesimo; noi, insegnando
                  la fede in Cristo, rendiamo vana la vostra superstizione perché tutti riconoscono
                  che Cristo  è Dio,  Figlio di Dio.  E voi, con la vostra eloquenza, non riuscite  a
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