Page 41 - Vita di Antonio
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all’amicizia? Chi, scoraggiato dalla povertà, andò da lui e dopo averlo visto e
                  sentito non disprezzò le ricchezze e non trasse consolazione dalla sua povertà?
                  Quale monaco scoraggiato andò da lui e non ne ritornò poi più saldo? Quale
                  giovane,  recatosi  sul  monte  e  visto  Antonio,  non  ne  ritornò  disprezzando  i
                  piaceri  del  corpo  e  abbracciando  il  pudore?  Chi  andò  da  lui  tormentato  dal
                  demonio e non ne fu liberato? Chi si recò da lui con l’animo turbato e non ne
                  ritornò rasserenato?


                  88. Questo era soprattutto singolare in Antonio: il suo dono, come ho detto in
                  precedenza, di distinguere gli spiriti, di conoscere subito i loro movimenti, gli
                  inganni, gli impeti. Egli non solo non era ingannato da quelli ma insegnava a
                  coloro  che  erano  tormentati  dai  pensieri  come  poter  respingere  le  insidie  dei
                  demoni,  descrivendone  le  debolezze  e  la  malizia.  Chi  ascoltava  Antonio,
                  andava  poi  via  come  un  atleta  unto,  pronto  al  combattimento,  perché  aveva
                  acquistato  fiducia  contro  le  macchinazioni  del  diavolo  e  dei  suoi  demoni.
                  Quante fanciulle, già promesse spose, soltanto per averlo visto sull’altra riva del
                  fiume,  rimasero  vergini  in  Cristo!  Venivano  da  lui  anche  persone  da  regioni
                  lontane e, come tutti gli altri, ritornavano poi alle loro case sempre dopo averne
                  tratto giovamento, come ammaestrati da un padre. Ora che lui  è morto, tutti,
                  simili  a  orfani,  traggono  conforto  soltanto  dal  suo  ricordo,  custodendo  i  suoi
                  ammaestramenti e i suoi moniti.


                  89. È giusto che io narri la fine, della sua vita. E voi, che ne siete desiderosi,
                  ascoltatela.  Anche  in  questo  è  degno  di  essere  emulato.  Secondo  la  sua
                  abitudine,  egli  era  andato  a  visitare  i  monaci  che  stavano  fuori  del  monte.
                  Avendo appreso dalla Provvidenza che la sua morte era imminente, diceva ai
                  confratelli: «Questa è l’ultima visita che vi faccio. Sarà ancora un miracolo se
                  nuovamente ci vedremo in questa vita. È tempo che io parta da questo mondo,
                  ho  quasi  centocinque  anni».  Quelli  che  lo  ascoltarono,  si  misero  a  piangere,
                  abbracciarono e baciarono il vecchio. Come se da una città straniera si recasse
                  alla  propria,  egli  parlava  loro  con  letizia,  esortandoli  a  non  venir  meno  alle
                  fatiche,  a  non  scoraggiarsi  nella  pratica  ascetica,  a  vivere  come  se  dovessero
                  morire  ogni  giorno  e,  come  ho  detto  prima,  a  preservare  l’anima  da  pensieri
                  immondi,  ad  emulare  i  santi,  a  non  avvicinarsi  ai  meleziani  scismatici  di  cui
                  conoscevano  la  malvagità  e  la  profonda  malizia,  a  non  aver  contatti  neppure
                  con gli ariani la cui empietà era nota a tutti. «Anche se vedrete – egli disse – dei
                  giudici  che  li  difendono,  non  turbatevi.  Il  loro  inganno  è  di  breve  durata,  è
                  mortale e quindi avrà una fine. Custoditevi puri, non lasciatevi contaminare da
                  costoro.  Osservate  la  tradizione  dei  Padri  e  in  primo  luogo  la  fede  in  nostro
                  Signore  Gesù Cristo, che avete  appreso dalle  Scritture  e  che spesso vi  è  stata
                  ricordata da me».
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