Page 25 - Vita di Antonio
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e che soffrivano e pregavano con fede, furono guariti da lui.
49. Quando vide che era infastidito da molti e che non gli era possibile
nascondersi come voleva, temendo o di insuperbirsi per quanto il Signore
faceva per mezzo di lui o che fosse stimato dagli altri più di quanto meritasse,
decise di recarsi nella Tebaide superiore presso gente che non lo conosceva.
Prese del pane dai suoi confratelli e si pose a sedere sulla sponda del fiume in
attesa che passasse una nave sulla quale imbarcarsi, insieme con altri
viaggiatori.
Mentre meditava queste cose, una voce, venendo dall’alto, gli disse: «Antonio,
dove vai? E per quale ragione?». Per nulla turbato e come se abitualmente fosse
chiamato in questo modo, rispose: «La folla non mi consente di vivere in soli-
tudine; per questo ho deciso di recarmi nella Tebaide superiore. Qui mi
molestano perché mi chiedono cose che superano le mie forze». Gli disse allora
la voce: «Se salirai nella Tebaide, come pensi, oppure scenderai verso Bucolica,
dovrai affrontare una duplice fatica. Se veramente desideri la tranquillità, recati
all’interno del deserto». Quando Antonio chiese: «Chi mi mostrerà la strada che
non conosco?», subito la voce gli indicò dei saraceni che stavano per
percorrerla.
Antonio li avvicinò e li pregò perché lo lasciassero partire con loro per il
deserto. Ed essi, come a un comando della Provvidenza, lo accettarono
volentieri. Camminò per tre giorni e tre notti con loro e alla fine giunse su un
monte molto alto; ai suoi piedi scorreva un’acqua limpidissima, dolce e molto
fresca. Intorno vi era una pianura e poche palme abbandonate.
50. Antonio, come per divina ispirazione, amò quel luogo. Era proprio il posto
indicatogli dalla voce sulla sponda del fiume. Ricevuto del pane dai compagni
di viaggio, all’inizio rimase solo sul monte, senza che nessun altro vi fosse. Quel
luogo era per lui la sua casa. Gli stessi saraceni, vedendo il fervore di Antonio,
passavano volentieri per quella strada e di buon grado gli offrivano dei pani;
egli poi dalle piante di palma ricavava un modesto cibo. Ma, quando i confra-
telli conobbero quel luogo, allora, come dei figli memori del padre, si
preoccupavano di mandargli il necessario.
Antonio, vedendo la fatica che facevano alcuni nel portargli del pane e volendo
risparmiare anche questo ai monaci, pensò e poi pregò alcuni che si recavano da
lui di portargli una zappa, una scure e un po’ di grano. Quando ebbe queste
cose, dopo aver dato uno sguardo alla terra che era intorno al monte, trovò un
piccolo pezzo di terreno adatto alla coltivazione, lo irrigò abbondantemente con
acqua e fece la semina. Facendo così ogni anno, ottenne il pane, contento di non
essere di molestia e di peso a nessuno. Quando si accorse che alcuni andavano
da lui, piantò pochi ortaggi perché chi aveva affrontato la dura fatica del
viaggio potesse avere un po’ di nutrimento.
All’inizio, alcune belve si recavano lì per bere e spesso gli danneggiavano la