Page 23 - Vita di Antonio
P. 23

cambieranno in gioia la tua paura. Se invece è una visione diabolica, subito si
                  fiaccherà nel vedere un’anima sicura. “Chi sei tu? Da dove vieni?” è il segno di
                  un’anima sicura. Così il figlio di Nun venne a sapere interrogando (Gs 5,13-15);
                  così il nemico non rimase nascosto a Daniele che interrogava (Dn 13,51-59)».


                  44. Mentre Antonio diceva queste cose, tutti godevano. In alcuni si accresceva
                  l’amore per la virtù, in altri si allontanava la pigrizia, in altri ancora si spegneva
                  la superbia. Tutti erano persuasi che le insidie dei demoni sono degne soltanto
                  di  disprezzo  e  che  ad  Antonio  il  Signore  aveva  concesso  la  grazia  del
                  discernimento degli spiriti. Vi erano sui monti dei monasteri, quasi tabernacoli
                  pieni  di  cori  divini  di  monaci  che  cantavano  salmi,  leggevano  le  Scritture,
                  digiunavano, pregavano, esultavano nella speranza dei beni futuri, lavoravano
                  per fare elemosina, tutti uniti da vicendevole amore e da concordia. In verità si
                  poteva vedere quasi un’intera regione solitaria, tutta dedita al servizio di Dio e
                  alla giustizia. Nessuno commetteva ingiustizia, nessuno la subiva; non c’erano
                  lamentele per gli esattori delle tasse. C’era soltanto una moltitudine di asceti per
                  i quali la virtù era l’unica occupazione. Se  qualcuno avesse visto tutte queste
                  dimore  solitarie  e  l’ordine  dei  monaci,  avrebbe  senz’altro  esclamato:  «Come
                  sono belle le tue tende, Giacobbe, le tue dimore, Israele! (Nm 24,5-6)».


                  45.  Ritiratosi  nella  sua  dimora,  secondo  la  sua  consuetudine,  Antonio
                  sviluppava sempre di più la pratica ascetica. Ogni giorno gemeva pensando alle
                  sedi celesti ed aveva desiderio di loro. Considerava anche la brevità della vita
                  umana. Quando si accingeva a mangiare o a dormire o ad attendere alle altre
                  necessità del corpo, si vergognava pensando alla spiritualità dell’anima.
                  Spesso quando andava a mangiare con molti altri monaci, ricordandosi del cibo
                  spirituale, si scusava e si allontanava da loro. Pensava che se l’avessero visto
                  mentre mangiava, si sarebbe vergognato.
                  Tuttavia,  per  la  necessità  del  corpo,  mangiava  o  da  solo  o  spesso  con  i
                  confratelli, pur provando vergogna per queste  cose; inoltre  parlava per poter
                  portare loro giovamento con la parola. Diceva infatti che bisogna dedicare ogni
                  cura all’anima piuttosto che al corpo al quale, invece, bisogna riservare il tempo
                  strettamente necessario. Tutto il tempo libero deve essere speso per l’anima e
                  per il vantaggio che ne deriva. Così l’anima è sottratta ai piaceri del corpo e il
                  corpo ne diventa schiavo (1Cor 9,27). Il Salvatore, infatti, così dice: «Non datevi
                  pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come
                  lo vestirete. Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con
                  l’animo in ansia:  di tutte  queste  cose  si preoccupa la gente  del mondo; ma il
                  Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste
                  cose vi saranno date in aggiunta» (Lc 12,22.29-31; Mt 6,31-33).


                  46.  In  seguito  la  chiesa  soffrì  la  persecuzione  di  Massimino.  Quando  i  santi
   18   19   20   21   22   23   24   25   26   27   28