Page 9 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
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coloro che sono tortuosi, il Signore manderà vie tortuose. Credimi, figlio mio, se tu
sapessi le pene che gli capiteranno, piangeresti la sua disgrazia».
Alcuni giorni dopo, mentre quel fratello se ne stava a casa con il suo immenso orgoglio,
fu sorpreso dal demonio, che già prima l’aveva ingannato fino a renderlo orgoglioso.
Prese l’aspetto di una bella donna e andò a bussare alla porta; subito il fratello aprì. Il
demonio dall’aspetto di donna, disse: «Ti prego, padre, abbi pietà di me e tienimi qui
fino al mattino. Sono perseguitata dai creditori e non ho di che rimborsare». Il fratello,
nell’accecamento del suo cuore, non capì che non doveva riceverla, ma l’accolse
contentissimo nella sua dimora. Dopo di ciò il diavolo si mise ad insinuargli cattivi
desideri carnali, ed egli si dispose a peccare con lei. All’improvviso il demonio lo gettò
a terra e lo tormentò fino all’indomani. Quando ebbe ripreso i sensi, corse fuori e venne
a trovare il santo anziano apa Palamone. Gettatosi ai suoi piedi, lo pregava piangendo
amaramente: «Reverendo padre, mi sostengano le tue preghiere, prega il Signore per me
perché abbia pietà di me per quello che io stesso ho scelto; soccorrimi nella mia miseria,
perché sono tormentato. Sì, sono io la causa della mia rovina. Tante volte mi hai
insegnato ciò che giova alla mia anima, ma il mio orgoglio mi ha impedito di obbedirti e
di salvarmi. Ed ora, guai a me, miserabile». Il santo anziano apa Palamone e Pacomio,
vedendo il suo grande scoraggiamento, piansero con grande tristezza, poi presero a
sollevarlo dal suo turbamento. Mentre piangevano insieme, quel demonio lo rovesciò di
nuovo a terra e lo tormentò ancora di più.
Palamone e Pacomio stettero in piedi presso di lui e pregarono per lui il Signore
piangendo, finché si fu rimesso e stette anch’egli in piedi davanti a loro. Mentre stavano
per prenderlo e portarlo in un luogo solitario, affinché il Signore volesse guarirlo dallo
spirito impuro, il fratello, per la forza del demonio che lo possedeva, prese un grosso
bastone per ucciderli entrambi. Furono incapaci di trattenerlo. Subito corse al nord, su
per la montagna, fino a Smin, dove si gettò in una fornace e fu miseramente bruciato.
L’anziano apa Palamone si rattristò molto per l’anima di quell’infelice, e spesso ne
parlò a Pacomio e a tutti i fratelli del circondano, a quelli della montagna, di cui era
considerato il padre e consolatore. Ricordava spesso questa vicenda, e inculcava loro il
timore, mediante la Scrittura: «Vedete che cosa ha fatto lo spirito impotente a colui che
lo ha accolto: non solo alla sua povera anima, ma anche al suo povero corpo». I fratelli,
ascoltando le terribili parole del loro padre Palamone, erano fortemente incitati per
l’avvenire a custodirsi coraggiosamente e a salvarsi. Più grande ancora era il loro timore
vedendo il suo esempio, perché sempre portava nella sua carne la croce di Cristo.
Ascesi di Pacomio e Palamone
15. Pacomio si dava a sempre più numerosi esercizi, ad una grande ascesi e a lunghe
recitazioni dei libri della santa Scrittura; stava attento a recitarli nel loro ordine con
facilita. Praticava i suoi esercizi di ascesi soprattutto nei deserti vicini, nel bosco di
acacie che lo circondava e in un luogo deserto più lontano. Se delle spine si
conficcavano nei suoi piedi, le sopportava senza toglierle, ricordandosi dei chiodi
piantati sul corpo di nostro Signore in croce.
16. L’anziano apa Palamone conosceva tutti quelli che abitavano la montagna; lo