Page 6 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
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breve, era a servizio dei malati, finché Dio accordava loro la grazia della guarigione.
Quando furono guariti dalla malattia, pensò tra sé: «Questo compito, il servizio dei
malati nei villaggi, non è degno di un monaco, ma del solo clero e degli anziani. Io da
questo momento non mi occuperò più di tale compito, perché ho paura che altri si
dedichino a questo lavoro e siano trascinati dallo scandalo del mio esempio, e che si
applichi a me la parola vita per vita. Infatti sta scritto: La religione pura e senza
macchia davanti a Dio Padre consiste nel visitare gli orfani e le vedove e nel
mantenersi immuni dal peccato.
Vita anacoretica con Palamone
10. Trascorse tre anni in quel luogo. In seguito, considerando che era circondato da
tanta gente, fino a trovarsi molto infastidito – infatti non gli lasciavano alcuna
tranquillità – cercò da quel momento, di farsi monaco e di dedicarsi alla vita
anacoretica. Mentre rifletteva sul modo di emigrare, sentì parlare di un anziano,
venerabile asceta di nome Palamone: un grande monaco stabilitosi un poco fuori del
villaggio, divenuto il modello e il padre di molti nel circondario. Pacomio affidò allora
ad un altro monaco anziano il suo campo e la cura dei legumi e dei palmizi per i bisogni
dei poveri, poi si levò ed andò dal santo anziano Palamone. Bussò alla porta della sua
casa. L’anziano guardò da uno spiraglio, lo vide e lo apostrofò rudemente: «Ehi, perché
bussi?». Il suo linguaggio, infatti, era un po’ brusco. Pacomio gli disse: «Vorrei che tu
mi permettessi di divenire monaco qui, accanto a te, padre». L’anziano apa Palamone
gli rispose: «Questo che cerchi non è cosa semplice. Molti sono venuti qui per questo,
ma non hanno potuto resistere e sono tornati indietro, vergognosamente, per non aver
voluto soffrire nell’esercizio della virtù. Eppure la Scrittura ce lo ordina in molti passi,
esortandoci a soffrire in digiuni, veglie e numerose preghiere per salvarci. Ora dunque
va, torna a casa tua, tieni fermo quanto hai già acquisito e sarai degno di onore di fronte
a Dio. Oppure esàminati su ogni punto, per sapere se sarai capace di resistere. Allora
potrai tornare di nuovo, e quando sarai tornato, sarò pronto, nei limiti della mia
debolezza, a soffrire con te, finché tu non conosca te stesso. Comunque sia, ti esporrò la
«misura» del monachesimo. Tu te ne andrai, ti esaminerai e vedrai se potrai sopportarla
o no. Questa è la regola del monachesimo, secondo gli insegnamenti dei miei
predecessori: noi passiamo sempre metà della notte – e spesso anche dalla sera alla
mattina – vegliando, recitando la parola di Dio e facendo molti lavori manuali di filo, di
lana, di fibra di palma, perché il sonno non ci sorprenda e per la sussistenza del corpo.
Ciò che eccede i nostri bisogni, lo diamo ai poveri, secondo la parola dell’apostolo:
Soltanto, che ci ricordiamo dei poveri. Condire con olio, bere vino, mangiare cibi cotti,
sono per noi cose sconosciute. In ogni tempo digiuniamo fino a sera: tutti i giorni, in
estate, due o tre giorni di seguito, in inverno. Questa è la regola della colletta : sessanta
orazioni al giorno e cinquanta la notte, senza contare le giaculatorie, che facciamo per
non essere mentitori, perché ci è stato ordinato di pregare senza interruzione e colui che
è triste preghi. Ugualmente, nostro Signor Gesù Cristo ordina ai suoi discepoli: Pregate
per non cadere in tentazione, perché la preghiera è madre di tutte le virtù. Ecco che ti
ho, spiegato la regola del monachesimo; ora vai ed esàminati su ogni punto. Se sei
capace di fare ciò che ti ho spiegato e se non tornerai indietro, mi rallegrerò pienamente
con te».
Quando Pacomio ebbe inteso queste parole dalla bocca dell’anziano Palamone e l’ebbe