Page 12 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
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perdonami; sono stato pusillanime nei tuoi confronti»; si rattristò molto dicendo: «Non
sono ancora fedele, sono ancora ben lontano da questo Dio cui ho promesso di fare la
sua volontà».
La sera, disceso in un sotterraneo, nel villaggio abbandonato dove abitava, si mise un
mattone sotto i piedi, tese le braccia e pregò Dio piangendo tutta la notte, dalla sera alla
mattina: «Signore, aiutami, toglimi questo pensiero carnale, di modo che io non mi irriti
più, anche se mi picchiassero sul viso. Sono più rispettabile del tuo Figlio prediletto, che
si è fatto uomo per la nostra salvezza, di noi peccatori! Perché lo maledissero ed egli
non malediceva; pativa e non si sdegnava. Quanto più io, peccatore, merito di umiliarmi
sette volte di più, dato che lui, Dio senza peccato, ha sofferto per noi! Ed io, polvere,
opera delle sue mani, perché non soffrirei ogni cosa senza sdegnarmi!».
Per tutta la notte pregò, ripetendo le stesse cose, sicché il mattone su cui stava si sciolse
per il gran sudore. Faceva infatti molto caldo, in fondo a quel locale. E diceva: «Guai a
me, il pensiero della carne è ancora in me, vivo ancora nella carne, dunque devo morire,
come sta scritto: Il pensiero della carne è morte. Che io sia messo alla prova
ingiustamente, o a fin di bene, abbi pietà di me, perché non perisca, Signore! Se il
nemico volta per volta trova qualcosa in me, se non mi soccorri, cadrò nelle sue mani.
Perché se qualcuno osserva tutta la legge, ma cade in una cosa, si rende colpevole di
tutto. Ho fiducia che se la tua abbondante misericordia mi soccorre, imparerò adesso a
camminare per le vie dei santi, proteso verso le cose che mi stanno davanti. Loro sì,
hanno sconfitto il nemico come si conviene, con il tuo aiuto. Come potrei insegnare a
quelli che tu chiami a vivere con me, se non imparo a vincere il pensiero della carne?».
20. Un giorno, mentre mettevano nell’acqua la canapa per farla macerare, un
coccodrillo emerse dal fiume. Giovanni ebbe paura e corse verso la riva gridando al
fratello: «Presto, vieni a riva, altrimenti il coccodrillo ti afferra e ti divora». Ma
Pacomio sorridendo rispose: «Giovanni, credi forse che le bestie siano padrone di se
stesse? No di certo». Il coccodrillo emerse di nuovo sfacciatamente vicino a lui, a soli
tre gomiti di distanza. Pacomio si riempì la mano d’acqua, la gettò sui coccodrillo e
disse: «Il Signore ti condanni a non tornare più qui». Subito il coccodrillo si immerse.
Uscito Pacomio dall’acqua, Giovanni si precipitò verso di lui, gli baciò pieno di gioia la
bocca, le mani e i piedi, dicendo: «Il Signore, sa, o fratello, che io sono tuo fratello
maggiore secondo la carne. Ogni giorno ti dicevo: fratello mio. Da oggi in poi ti
chiamerò padre mio, per la tua grande fede nel Signore». Giovanni si dedicò a grandi
ascesi fino al giorno della morte.
Lotta contro i demoni
21. Pacomio sopportò, con il permesso di Dio, tentazioni multiformi da parte del
demonio, sia per la sua formazione, sia per l’utilità altrui. Durante il tempo della vita
anacoretica con Palamone si allenava molto, non solo alle pratiche esteriori della
preghiera e dell’ascesi, ma anche a custodire il suo cuore dai pensieri cattivi,
ricordandosi delle parole che il nostro Salvatore ha detto nei Vangeli: Beati i puri di
cuore, perché vedranno Dio. La sua più grande preoccupazione era quella di purificare
il cuore per vedere Dio e meritarlo nel secolo futuro. Osservava con cura anche la
parola di Salomone: Custodisci il tuo cuore. I demoni, vedendo questo, furono presi da