Page 15 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
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dei fratelli malati. – Se qualcuno avesse voluto astenersi dal mangiare ciò che era
servito in refettorio o ai malati, nessuno glielo impediva –. Ne designò anche altri, dalla
lingua condita di sale, per il servizio della portineria. Essi dovevano ricevere i visitatori
secondo il loro rango e istruire sulla loro salvezza quelli che venivano per farsi monaci,
fino al giorno in cui erano rivestiti dell’abito monastico. Incaricò altri, di grande fedeltà
e pietà, degli acquisti e delle vendite. Soltanto una volta, ogni tre settimane i fratelli
addetti ai servizi erano rimpiazzati da. altri che venivano designati al loro posto. Tutti
eseguivano con timore e tremore il compito loro assegnato dal superiore. Ne designò
altri ancora, con un capocasa e un secondo, per eseguire i lavori di tessitura, ma
dovevano tenersi pronti, con ogni obbedienza. Stabilì poi tre catechesi la settimana, una
di sabato e due la domenica. I superiori, invece, le tenevano, se volevano, nei giorni di
digiuno.
Fondazione del monastero femminile
27. Sua sorella Maria, vergine dalla fanciullezza, sentito parlare di lui, si alzò e venne al
nord verso Tabennesi con l’intenzione di vederlo. Pacomio, informato del suo arrivo, le
mandò incontro il fratello portinaio del monastero: «Ecco, hai saputo che sono vivo:
non rattristarti per non avermi visto. Se vuoi entrare in questa santa vita per ottenere
misericordia davanti a Dio, esaminati accuratamente, e i fratelli costruiranno un edificio
dove potrai ritirarti. Senza dubbio, grazie a te, il Signore farà venire altre sorelle, che si
salveranno per merito tuo. Non c’è speranza per l’uomo in questo mondo, a meno di
praticare il bene prima di uscire dal corpo e di essere condotto là dove sarà giudicato
secondo le opere». Udite queste parole dal portinaio, Maria pianse, e gradì il consiglio.
Non appena il nostro padre Pacomio si fu accertato che l’animo di sua sorella inclinava
verso la via del bene, subito mandò i fratelli a costruire per lei un edificio in un
villaggio poco distante dal monastero. Vi fece costruire anche un piccolo oratorio. In
seguito, molte donne sentirono parlare di Maria. Vennero ad abitare lì e praticarono
coraggiosamente l’ascesi con lei, che fu loro madre ed ottimo anziano fino alla morte.
Quando nostro padre Pacomio si accorse che il numero delle donne aumentava, designò
come loro padre un anziano di nome Pietro, uomo dalla parola condita di sale, che si
applicasse ad intrattenerle sulle Scritture per la salvezza delle loro anime. Scrisse anche
in un libro le regole dei fratelli e le mandò loro, tramite Pietro, perché le imparassero.
Se uno dei fratelli, che non aveva ancora raggiunto la perfezione, voleva andare là a
visitare una parente, Pacomio lo mandava, tramite un ordine del suo capocasa, dal santo
vecchio apa Pietro. Questi a sua volta, mandava a dire alla madre di uscire con
l’interessata e con una terza sorella, e si sedevano insieme con grande riserbo fino alla
fine della visita; poi si alzavano, pregavano e si ritiravano. Quando una delle sorelle
moriva, le altre la portavano nell’oratorio, e la madre pensava a coprirla con un
lenzuolo. Il vecchio apa Pietro informava il nostro padre Pacomio, il quale, dal canto
suo, sceglieva alcuni fratelli sperimentati e li mandava al monastero con Pietro.
Andavano nella sala di riunione, si fermavano nel portico e recitavano salmi con
gravità, finché la morta non era preparata per la sepoltura, poi la deponevano su di un
carro e la conducevano alla montagna. Le vergini camminavano dietro il carro, il padre
dietro ad esse, precedute dalla madre, finché la morta non venisse inumata: pregavano
per lei e se ne tornavano tristi a casa. Quando apa Pietro, loro padre, morì,