Page 18 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
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31. Dobbiamo ora narrare, per la gloria di Dio, la vita di Teodoro fin dalla fanciullezza.
Era figlio di famiglia importante, e molto amato dalla madre. All’età di otto anni, fu
mandato a scuola per imparare a leggere e progredì molto in saggezza. A dodici anni, si
dedicò a grandi astinenze, non mangiando altro cibo che quello usato abitualmente dai
monaci; digiunava ogni giorno fino alla sera e talvolta prolungava il digiuno fino
all’indomani. Un giorno, tornando da scuola il giorno dell’Epifania, cioè l’11 del mese
di Tobi, e vedendo la famiglia in gran festa, fu colpito da un pensiero improvviso: «Se ti
abitui a questi cibi e a questi vini, non vedrai mai la vita eterna di Dio». Si ritirò allora
in un angolo tranquillo della casa, si prostrò a terra e pianse dicendo: «Signor mio Gesù
Cristo, tu sai che non desidero nulla di questo mondo, ma solo te e la tua grande
misericordia che amo». La madre, sapendo che era tornato da scuola, ma non
vedendolo, subito si alzò e andò a cercarlo, lo trovò che pregava, solo, in un angolo. Lo
guardò, vide i suoi occhi pieni di lacrime e gli chiese: «Chi ti ha dato dispiacere, figlio
mio? Gli darò subito una forte e severa punizione. Ma ora alzati, vieni a mangiare,
perché oggi è festa e ti aspettiamo da questa mattina, io, i tuoi fratelli e i tuoi parenti».
Egli rispose: «Andate, voialtri, e mangiate; io non mangio, per ora». Quando se ne
andarono, continuò a pregare sino all’indomani mattina, senza mangiare né bere. Al
mattino, lasciò la sua casa e la sua città e si recò in un monastero della diocesi di Sne,
dove condusse vita anacoretica con vecchi monaci pii; aveva 14 anni, e si fermò lì
vivendo in grande umiltà. Trascorsi sei anni in quel luogo, conducendo un tal genere di
vita, per una disposizione provvidenziale – il Signore non dimentica coloro che lo
cercano con tutto il cuore e con tutta l’anima – l’anziano apa Pecos venne a sud.
Teodoro andò con lui a nord dal nostro padre Pacomio. Aveva vent’anni.
Formazione di Teodoro
32. Giunto dunque dal nostro padre Pacomio, questi l’accolse con gioia, perché vedeva
il suo amore per Dio. Nel monastero si dedicò a molte ascesi, digiuni e veglie, per non
essere da meno degli altri fratelli. Si esercitava ad acquistare molta affabilità, cosicché,
nonostante l’età, divenne il consolatore di molti, risollevando quelli che avevano
sbagliato con parole che lenivano il dolore, come sta scritto: Lo spirito soffia dove
vuole. Il nostro padre Pacomio, vedendolo progredire sempre più, concepì nel cuore
questa idea: entro poco tempo, molte anime gli sarebbero state affidate da Dio, che sa
sempre riconoscere i suoi.
Il nostro padre Teodoro progrediva in ogni campo, conducendo la vita monastica con
grande coraggio; cresceva anche secondo gli insegnamenti che ascoltava dalle labbra
del nostro padre Pacomio, di cui seguiva in tutto l’esempio. I fratelli, vedendolo
crescere come Samuele e godere la simpatia di tutti, si misero allora ad imitare il suo
esempio. Spesso il nostro padre Pacomio li consigliava di andare a trovare Teodoro, per
ricevere da lui consolazione nelle tribolazioni e nelle prove. Andavano da lui così
spesso che lo chiamarono consolatore dei fratelli. Teodoro con parole serene rendeva la
pace a tutti; infatti spesso pregava con molti fratelli finché il Signore metteva fine alle
loro prove.
33. Un giorno Teodoro si recò dal nostro padre Pacomio, piangendo abbondantemente;
non erano passati sei mesi dalla sua entrata in monastero. Nostro padre Pacomio gli
chiese: «Perché piangi?». Spesso infatti si era stupito di vedere in lui, benché novizio,