Page 22 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
P. 22
Discernimento di Pacomio
42. A circa due miglia a sud di Tabennesi c’era un piccolo monastero, il cui padre
veniva spesso dal nostro padre Pacomio, di cui era molto amico. Le parole di Dio che
ascoltava dalla sua bocca, le ripeteva ai propri monaci, affinché avessero il timore della
legge di Dio.
Un giorno, ad un fratello che pretendeva un incarico, questi disse: «Nostro padre
Pacomio me lo ha proibito, perché non lo meriti ancora». Quegli montò in collera e lo
trascinò con sé, dicendo: «Vieni, andiamo da lui, perché me lo dimostri». Il padre lo
seguì stupefatto e triste, chiedendosi che cosa sarebbe capitato. Giunti in tre a Tabennesi
da nostro padre, lo trovarono occupato a costruire una parte del muro di cinta del
convento. Il fratello adirato gli si avvicinò e gli disse: «Scendi e dimostrami il mio
peccato, o Pacomio mentitore!». L’uomo di Dio, apa Pacomio, grazie alla sua
longanimità, non rispose neppure una parola. L’altro continuò: «Chi ti ha indotto a
mentire? E pretendi di essere chiaroveggente, mentre la tua luce è oscurata!». L’uomo
di Dio Pacomio, che aveva capito l’inganno dei demonio che era in lui, rispose con
deferenza: «Perdonami, ho peccato; tu forse non pecchi mai?». Subito la cattiva collera
si calmò. Allora nostro padre Pacomio prese in disparte il padre di quel monastero e gli
chiese: «Che cosa è successo a questo fratello?». Gli fu risposto: «Perdonami, padre.
Egli mi ha chiesto una cosa al di sopra dei suoi meriti, e, siccome sapevo che a me non
avrebbe obbedito, gli ho fatto il tuo nome perché stesse tranquillo. So che nulla ti resta
nascosto. Ma lui alle sue mancanze ha aggiunto anche l’iniquità!». Allora Pacomio gli
disse: «Ascolta, concedigli questo incarico, perché possiamo così strappare la sua anima
dalle mani del nemico. Infatti, quando si fa del bene ad un cattivo, anch’egli viene
indotto a buoni sentimenti. In questo consiste l’amore di Dio: soffrire gli uni per gli
altri». Uditi gli insegnamenti di nostro padre Pacomio, i fratelli lo lasciarono molto
consolati, rendendo gloria a Dio. Giunti al loro monastero, il padre diede al fratello
l’incarico richiesto, conformemente alle istruzioni del nostro padre apa Pacomio.
Alcuni giorni dopo, questo fratello si ravvide. Allora tornò dal nostro padre Pacomio,
gli baciò le mani e i piedi e gli disse: «Davvero, o uomo di Dio, sei molto superiore a
ciò che ogni giorno sentiamo dire di te. Infatti il Signore sa che, se tu non fossi stato
longanime verso di me il giorno in cui ti ho insultato, io stupido e peccatore, e se mi
avessi rivolto parole dure, avrei abbandonato la vita monastica e sarei tornato secolare.
Che tu sia benedetto, uomo di Dio; grazie alla longanimità della tua benignità, il
Signore mi ha ridato la vita».
Guarigioni di indemoniati
43. Avvenne ancora che un uomo I gli condusse la figlia, colpita da una grave malattia a
causa di un demonio, chiedendo che la guarisse. Fattosi annunciare dal fratello portinaio
al nostro padre, questi gli mandò a dire: «Fammi avere una delle sue vesti che, dopo
lavata, non sia stata indossata». Gliene mandò una molto pulita. Quando il nostro padre
l’ebbe guardata, mandò a dire al padre: «Sì, la veste è sua, ma tua figlia non ha
custodito la purità mentre si trovava nello stato verginale. Prometta di custodirla per
l’avvenire e credo che il Signore le manderà il riposo». Udite tali parole, il padre ne fu