Page 25 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
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51. Dopo un po’ di tempo, un grande monaco, anziano e valido, di nome apa Jonas del
                  monastero detto Tmousons, mandò a cercare il nostro padre Pacomio. Questi si alzo,
                  prese tre fratelli e si recò da lui. Quando l’ebbe avvicinato e baciato, Jonas gli disse:
                  «Visto che Dio, per mezzo tuo, ha suscitato nel nostro tempo un gran profumo, ebbene,
                  anch’io  desidero  partecipare  ad  esso.  Il  nostro  padre  disse:  «Bene»,  e  organizzò  il
                  monastero in tutto secondo l’ordinamento degli altri. Anche là spessissimo andava a far
                  visita, quando avevano bisogno di qualcosa, materiale o spirituale. Fece l’annessione
                  anche  di  un  altro  monastero,  quello  nel  quale  aveva  risieduto  da  secolare,  e  cioè
                  Pmampesterposem, e sottopose la cura dei fratelli all’autorità della congregazione. Essi
                  da parte loro, si prendevano cura di alcuni datteri che crescevano lì.

                  52. Dopo un altro periodo di tempo, gli fu detto in una rivelazione:  «Bisogna che tu
                  organizzi  un  monastero  anche  a  Tkahstnin,  per  radunarmi  un  popolo  anche  in  quel
                  luogo». Subito si alzò, prese con sé i fratelli, si recò là, e costruirono un monastero con
                  la sala di riunione. Poi istituì i capocasa con i loro secondi, ogni regolamento e tutto ciò
                  di  cui  avevano  bisogno  secondo  l’ordinamento  degli  altri  monasteri.  Costituì,  per
                  governarli, un monaco come padre, grande e valido, di nome apa Pesso. Il monastero si
                  chiamava Tse. Egli stesso o il nostro padre Pacomio, si recava frequentemente da loro,
                  li visitava ed esercitava verso di loro la propria sorveglianza per mezzo della parola di
                  Dio, per tutto quanto era necessario.

                  53. Avendo sentito parlare di lui, un abitante, facoltoso e devoto, della città meridionale
                  di Kos, prese subito la barca che gli apparteneva, la caricò di frumento e la fece portare
                  a  nostro  padre.  Gli  mandò  una  lettera  così  concepita:  «Ho  inteso  la  fama  della  tua
                  rinomata pietà, e che ti rechi al nord e al sud negli altri monasteri per visitare i tuoi figli
                  in  Dio,  monsignor  padre.  Per  questo  ho  inviato  alla  tua  Pietà  questa  piccola  barca,
                  perché tu ne prenda il carico e lo utilizzi per i fratelli. La barca resti a tua disposizione
                  per sempre, perché tu preghi per me e io ottenga pietà presso il Re del cielo. In effetti,
                  non sono io a farti questo regalo, ma Colui di cui tu e il tuo illustre convento siete i
                  servitori».

                  54. Dopo un certo tempo, un vescovo della città di Smin, chiamato Arios, ma ortodosso
                  e asceta, mandò al nostro padre Pacomio un messaggio che diceva: «Ti prego di venire
                  da me e di  organizzare un monastero nella nostra località, perché  la benedizione del
                  Signore giunga nella nostra regione grazie a te». Egli si alzò, prese dei fratelli e qualche
                  anziano;  salirono  su  una  piccola  barca  e  raggiunsero  il  nord.  Appena  arrivati  dal
                  vescovo, questi mostrò il posto e donò loro una barca, dicendo: «Ecco questa piccola
                  barca,  vi  potrà  servire».  Nostro  padre  Pacomio  costruiva  con  i  fratelli  il  monastero
                  portando sul dorso la calcina come gli altri. C’era in quella città della gente cattiva e
                  criminale  che  gli  faceva  grandi  difficoltà.  Usciva  di  notte  e  distruggeva  la  parte  già
                  costruita della cerchia del monastero. Ma poiché l’uomo di Dio aveva molta pazienza
                  gli fu data questa rivelazione in una visione: un angelo tracciava, con le dita, la cerchia
                  del  monastero  e  la  circondava  di  fuoco.  Dopo  di  ciò,  i  fratelli  lavorarono  con  gioia,
                  finché la costruzione fu terminata e i nemici confusi.

                  55. Mentre Pacomio costruiva le case e nominava capi ed assistenti, vi erano nella città
                  dei filosofi cattivi, che vennero al monastero per metterlo alla prova. Mandarono a dire
                  a Pacomio: «Vogliamo che tu venga da noi, per riunirci a discutere». L’uomo di Dio,
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