Page 29 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
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62. C’era nel monastero un fratello, che nostro padre Pacomio rimproverava spesso a
                  riguardo  della  sua  salvezza,  e  con  cui  Teodoro  ebbe  un  giorno  una  conversa  zione.
                  Quegli – aveva infatti il cuore inasprito a tal punto da pensare di lasciare i fratelli –
                  disse a Teodoro: «Non posso. vivere accanto a questo vecchio, il cui linguaggio verso di
                  me  è  così  tagliente».  Teodoro,  che  voleva  liberare  quel  fratello  dal  peso  che  lo
                  opprimeva,  gli  domandò  con  astuzia:  «Hai  anche  tu  il  cuore  addolorato?».  Rispose:
                  «Sì». E Teodoro: «Io soffro più di te, comunque facciamoci coraggio a vicenda, finché
                  l’abbiamo  messo  ancora  una  volta  alla  prova.  Se  sarà  benevolo  nei  nostri  riguardi,
                  resteremo con lui. Altrimenti ce ne andremo noi due soli in un altro luogo».

                  Quando  il  fratello  ebbe  intese  queste  parole,  ne  fu  molto  consolato.  A  sua  insaputa,
                  Teodoro si recò da Pacomio e gli riferì la cosa. Il nostro padre disse: «Va bene, quando
                  verrà  la  notte,  conducimelo,  come  se  tu  venissi  per  rimproverarmi.  Quanto  a  me,
                  cercherò  di  dargli  soddisfazione  in  quanto  desidera,  secondo  ciò  che  il  Signore  mi
                  metterà sulla bocca». La notte, Teodoro si recò dal fratello e gli disse: «Andiamo da
                  nostro  padre  e  vediamo  come  ci  parlerà».  Il  fratello  lo  seguì  tutto  allegro;  giunti  da
                  nostro padre cominciarono a parlare. Il nostro padre rispose: «Perdonatemi, ho peccato;
                  ma voi  siete capaci  di  sopportare vostro  padre  da buoni  figli?». Teodoro cominciò  a
                  rimproverarlo come fosse stato veramente offeso. Ma il fratello allora gli disse: «Basta,
                  è  sufficiente;  sono  già  consolato».  Con  questa  furbizia  buona,  Teodoro  fu  utile  al
                  fratello che soffriva.

                  63. Tra i fratelli, un altro chiese un giorno al nostro padre Pacomio: «Se non mi permetti
                  di andare a trovare la mia famiglia, me ne andrò e tornerò secolare». Egli, chiamato
                  subito  Teodoro,  gli  disse:  «Conosco  la  tua  saggezza,  e  il  modo  con  cui  sei
                  compassionevole con coloro che sono nell’angoscia; prenditi cura di questo fratello, ed
                  accompagnalo mentre va a trovare i suoi genitori; lo contenterai in tutto, in modo di
                  ricondurlo qui. C’è molto di buono in lui, ma soprattutto sappiano che è volontà di Dio
                  che ci facciamo tutto a tutti, fino a strappare le loro anime dal nemico che le combatte.
                  Dio ti ricompenserà delle tue pene». Teodoro obbedì con grande umiltà, e partì con il
                  fratello. Giunti laggiù, fu necessario prendere un po’ di cibo e riposarsi. Il fratello disse
                  ai genitori: «Preparateci in una stanza a parte i cibi consueti dei monaci». Quando fu
                  pronto,  il  fratello  disse  a  Teodoro:  «Alzati  e  vieni  a  mangiare».  Egli  non  voleva
                  mangiare in una casa secolare, perché non ne aveva l’abitudine; ma, guardando il viso
                  rabbuiato  del  fratello,  si  accorse  che  ne  era  contristato  e  disse  tra  sé:  «Se  non  sono
                  condiscendente con lui in tutto, non ritornerà indietro con me; d’altronde, non ci sono
                  secolari che ci vedano, e non mangiamo nulla che sia al di fuori del regime monastico».
                  Così  mangiò  un  poco,  come  se  si  sacrificasse,  e  lo  compiacque  in  tutto,  finché  lo
                  ricondusse  al  monastero.  Quando  furono  arrivati,  Teodoro  informò  nostro  padre
                  Pacomio di quanto era avvenuto. Questi non lo rimproverò, sapendo che aveva agito
                  così non per suo desiderio, ma per Dio e per la salvezza del fratello. Più tardi Teodoro
                  discusse in disparte con il fratello sulle Scritture, per convincerlo a non andare più, da
                  quel momento, a visitare i genitori. Gli disse: «Come intendi il senso delle parole del
                  vangelo: Colui che viene a me e non odia suo padre e sua madre, ecc.?».

                  Egli rispose: «La Scrittura pone i principi molto in alto, perché ne possiamo raggiungere
                  almeno una piccola parte; se no, come sarebbe possibile odiare i genitori?». Teodoro
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