Page 34 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
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sedette di nuovo e lavorò allegramente, perché aveva vinto la tentazione di orgoglio. E
                  non rimproverò al fratello di aver tenuto un linguaggio sconveniente.

                  Finita la stuoia, si sedette e rivolse ai fratelli la parola di Dio dal mattino alla sera. Poi
                  disse: «Sono stato inviato qui, oggi, per la salvezza di un’anima. Ecco, ciò per cui sono
                  venuto, l’ho trovato in un vaso di argilla». Con quelle parole enigmatiche, egli aveva
                  indicato la colpa di un’anima. Mentre parlava, c’era anche un fratello di nome Elias,
                  uomo semplice, che aveva sottratto cinque fichi, per mangiarli dopo il digiuno. Udite le
                  parole terribili di nostro padre Pacomio, comprese che l’accusa si rivolgeva proprio a
                  lui. Si alzò in fretta, ed andò a portare in mezzo ai fratelli i fichi, che erano nel vaso,
                  dicendo:  «Monsignor padre, perdonate il mio errore.  Il  Signore sa che ho preso  solo
                  questi. Ecco che vi ho rivelato la mia mancanza». I fratelli ammirarono lo spirito di Dio
                  che era in nostro padre, e la sua perfetta perspicacia.  Dopo di ciò, Pacomio alzatosi,
                  pregò e ritornò a Pbow, senza aver mangiato né bevuto.

                  La visione della sinassi

                  73.  Dopo  il  trasferimento  a  Tabennesi,  Teodoro,  finito  il  lavoro  manuale,  prese
                  l’abitudine di  recarsi ogni  giorno a Pbow, di  ascoltare la  parola di  Dio  che il nostro
                  padre  rivolgeva  ai  fratelli,  e  di  ritornare  lo  stesso  giorno  a  Tabennesi,  in  modo  da
                  ripeterla a tutti i suoi. Fece tutto questo per lungo tempo. Un giorno, venne ad ascoltare
                  il  nostro  padre,  secondo  l’abitudine,  ma,  non  avendolo  trovato,  si  recò  sulla  terrazza
                  della sinassi e fece le sue recitazioni. Pacomio si trovava in preghiera nella sinassi, ma
                  Teodoro  non  lo  sapeva.  Mentre  recitava,  il  nostro  padre  ebbe  una  visione  e  terribili
                  rivelazioni. In quel momento la sinassi fu scossa, come per un’andata. Quando Teodoro
                  si accorse che la terrazza si muoveva, ebbe paura e si affrettò a scendere. Entrato nella
                  sinassi  a  pregare,  a  causa  dello  spavento  in  cui  si  trovava,  stese  le  braccia,  ma  non
                  potendo  restare  in  piedi  per  il  terrore  in  cui  era  preda,  si  mise  a  sedere.  Fu  allora
                  oppresso, come un uomo stretto tra due pareti, e fuggì velocemente fuori. Durante tutto
                  questo, ignorava che il nostro padre si trovava all’interno del locale.

                  Ecco  la  rivelazione  che  egli  ebbe  durante  la  preghiera.  Guardò  verso  il  muro  del
                  santuario, quando questo divenne tutto d’oro, e su di esso apparve una grande icona, sul
                  tipo di una grande pittura, che portava una corona in testa. Questa corona era di una
                  gloria  incommensurabile:  tutto  intorno  ad  essa  c’erano  immagini  di  diverso  colore,
                  simili a pietre preziose, e che sono i frutti dello Spirito Santo: la fede, il bene, il timore,
                  la  pietà,  la  purità,  l’umiltà,  la  giustizia,  la  longanimità,  la  bontà,  la  dolcezza,  la
                  temperanza,  la  gioia,  la  speranza  e  la  perfetta  carità.  Davanti  all’icona  due  grandi
                  arcangeli molto venerabili, immobili, contemplavano l’immagine del Signore apparso
                  nella  sinassi.  Contemplando  questa  grande  rivelazione,  il  nostro  padre  Pacomio
                  continuava  a  pregare  così:  «Signore,  il  tuo  timore  scenda  per  sempre  su  noi  tutti,
                  affinché non pecchiamo contro di te, durante tutta la vita». E ripeteva questa preghiera.
                  Allora gli angeli gli dissero: «Non sei capace di sostenere il timore del Signore, come
                  chiedi».  Ma  Pacomio  rispose:  «Sì,  ne  sono  capace,  con  la  grazia  di  Dio».  Subito  il
                  raggio del timore, senza lasciare il suo posto, come il sole che si alza su tutta la terra,
                  avanzò poco a poco verso di lui. L’aspetto di questo raggio luminoso era terribilmente
                  meraviglioso e verdissimo. Quando il timore raggiunse il nostro padre, gli strinse tutte
                  le membra, il cuore, le midolla e tutto il corpo. Subito egli cadde a terra e cominciò a
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