Page 30 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
P. 30
rispose: «È questa la fede dei monaci di Tabennesi! Il Signore dice una cosa e tu con la
tua testa ne dici un’altra! Sa il Signore che, se questa è la vostra fede, tornerò nel
piccolo monastero da dove sono uscito, poiché gli anziani che ho incontrato lì non
sottraevano mai nulla al vangelo». Detto ciò, fece le viste di ritirarsi da qualche parte e
di nascondersi un po’. Il fratello andò allora dal nostro padre Pacomio a riferirgli la
cosa. Pacomio disse: «Non sai che Teodoro è un neofita, mentre tu sei un anziano nella
perseveranza? Affrettati a cercarlo, perché se va via di qui, non ne avremo buona fama».
Il fratello andò in cerca di Teodoro e si sforzò di convincerlo a parole. Ma egli rispose:
«Se vuoi che io resti, confessa alla presenza del Signore e dei fratelli: mi atterrò in tutto
al vangelo». Il fratello promise di non andare più dai genitori. Così Teodoro agi con
furbizia buona finché condusse il fratello alla perfezione del santo vangelo.
64. Una volta, un angelo del Signore parlò a nostro padre Pacomio di un fratello,
affinché lo istruisse sulla sua salvezza. Questo fratello faceva grandi pratiche di ascesi,
non per Dio ma per vanagloria Il nostro padre gli parlò in disparte: «Sta scritto: Sono
disceso dal cielo per fare non la mia, ma la volontà di Colui che mi ha mandato.
Obbediscimi, dunque: quando si suonerà per il pasto di mezzogiorno, andrai anche tu e
mangerai un po’, ma senza saziarti; la sera, quando si suonerà di nuovo, andiamo e
mangiamo come necessario. Obbediscimi, perché vedo il nemico che ti invidia, e che
vuole rovinare tutti i tuoi sforzi». Il fratello obbedì allegramente alle istruzioni del
nostro padre. In seguito, quando suonò per i fratelli l’ora del pranzo, andò anche lui
come gli altri, ma di nuovo sbagliò, dicendo fra sé: «Dove sta scritto: non digiunerai?».
Così seguì ancora una volta il suo sciocco giudizio e non entrò per mangiare con i
fratelli.
Il nostro padre Pacomio era triste per lui. Più tardi chiamò Teodoro per mandarglielo, e
gli disse: «Va a vedere che cosa fa quel fratello. Se lo trovi in preghiera, trattienilo fino
al mio arrivo, e subito la vanagloria si manifesterà in lui». Teodoro si alzò e fece come
li aveva ordinato Pacomio; arrivato dal fratello, lo trovò in preghiera e lo trattenne.
Subito quello si stizzì come il diavolo, afferrò un grosso bastone, per gettarlo sulla testa
di Teodoro, e gli disse: «Empio, vuoi forse impedirmi di pregare il Signore Dio?».
Teodoro lo riprese. Il demonio che era in lui rimase un po’ tranquillo, ma poi disse:
«Vuoi sapere che sono io ad operare in quelli che cantano per gusto? Se non mi credi,
ascolta questo fratello: canterà lo stesso versetto nove volte». Un fratello infatti in una
cella cantava l’inizio del cantico di Mosè: Cantiamo al Signore, perché egli è stato
magnificamente glorificato! Teodoro tese l’orecchio: avvenne come aveva detto il
demonio. Si chiese con stupore, pensando agli inganni del demonio: «Attraverso queste
tribolazioni, l’uomo potrà salvarsi!». Mentre egli, seduto presso il fratello, lo custodiva,
il nostro padre giunse. Stando in piedi, pregò insieme a Teodoro, finché il Signore
misericordioso guarì quel fratello, gli aprì gli occhi interiori ed egli comprese come
doveva agire: Non da stolto, ma da prudente.
65. Un giorno, il nostro padre Pacomio scese con i fratelli nel pozzo del monastero, per
pulirlo. C’era un vecchio, che aveva vissuto a lungo nel mondo, e da poco tempo era
monaco, quando cominciò a mormorare: «Forse questo anziano fa scendere i figli
dell’uomo nel pozzo per ucciderli?». La notte, in sogno, si vide come se stesse sulla
parte superiore del pozzo. Guardano in giù, vedeva un uomo adorno di gloria, che
lavorava allegramente tra i fratelli e diceva loro: «Ricevete lo spirito di obbedienza e di