Page 35 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
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guizzare come un pesce vivo, tanto che la sua anima era tristissima e si sentiva venir
                  meno  fino  alla  morte.  Gli  angeli  lo  guardavano  senza  distogliere  per  nulla  gli  occhi
                  dall’immagine del Signore, che appariva al nostro padre Pacomio, e gli dissero: «Non ti
                  avevamo  detto  che  non  puoi  sopportare  tutto  l’urto  del  Signore?».  Egli  gridò  così:
                  «Pietà di me, Signore mio Gesù Cristo!». Subito il raggio del timore indietreggiò a poco
                  a poco finché tornò al suo posto, mentre verso di lui avanzò lo splendore della pietà,
                  come sacro pingue olio.  Quando la pietà  l’ebbe raggiunto, ne fu consolato; subito  si
                  mise dritto sulle sue gambe, a benedire Dio fino all’ora della sinassi, e si riposò un po’.

                  Dopo la sinassi del mattino, Teodoro trovò il nostro padre Pacomio intento a raccontare
                  questi  avvenimenti  ad  alcuni  anziani,  mentre  diceva,  sospirando  e  piangendo:  «È
                  mancato poco che questa notte mi fosse tolta l’anima, nel momento in cui sono entrato
                  nella  sinassi  per  tendere  le  braccia  davanti  al  Signore.  Mentre  ero  in  angoscia,  un
                  audace è entrato con il pericolo di farsi togliere anche lui l’anima, a causa del timore».
                  Teodoro disse:  «Sono io, padre santo; veramente, venuto  al  nord verso sera per farti
                  visita e ricevere la tua benedizione, siccome non ti trovavo, sono andato sulla terrazza.
                  Poco dopo, mentre facevo le mie recitazioni, la sinassi si è messa a tremare. Mi sono
                  spaventato e sono sceso; ho cercato di entrare nella sinassi, ma il mio corpo si è messo a
                  fremere;  allora  sono  fuggito  tutto  spaventato».  Nostro  padre  Pacomio  rispose:  «Il
                  Signore sa, Teodoro, figlio mio, che hai ottenuto una grande misericordia nel fuggire
                  subito da quel luogo». Quando gli anziani ebbero intese queste cose, furono fortemente
                  intimoriti, e dicevano:  «Questi santi sono come quelli del cielo nei loro pensieri retti
                  verso nostro Signor Gesù Cristo».

                  Teodoro e Pacomio

                  74. Un altro giorno, Teodoro si recò a Pbow per far visita al nostro padre Pacomio, il
                  cui  corpo  era  stremato.  Arrivato,  questi  gli  disse:  «Va’  a  fare  un’indagine  sulla
                  trasgressione,  per  sapere  quanti  hanno  parlato  ieri  sera  nel  forno».  Teodoro  andò,  si
                  informò,  trovò  che  cinque  fratelli  avevano  parlato  e  tornò  a  riferirlo  a  lui.  Allora
                  Pacomio disse: «Teodoro, pensano forse che si tratti di cose umane, quelli? Ti assicuro
                  che, se si dà un ordine, fosse anche minimo, è qualcosa di importante. Una gran folla,
                  infatti, passò sette giorni a circondare Gerico in silenzio, obbedendo al comando dato;
                  poi, ricevuto l’ordine, lanciò delle grida. Obbedendo di nuovo, fecero la volontà di Dio,
                  espressa  dall’uomo  che  aveva  dato  gli  ordini.  Del  resto,  che  quelli  si  guardino  in
                  avvenire  e  si  perdonerà  loro  la  colpa  commessa.  Se  questa  regola  non  fosse  stata  a
                  profitto delle loro anime, non avrei disposto così».

                  Spesso  mandava  Teodoro  a  visitare  gli  altri  monasteri.  Era  solito  dire  in  mezzo  ai
                  fratelli:  «Teodoro ed io  assolviamo lo stesso compito, per mezzo del quale serviamo
                  Dio». Infatti, Teodoro aveva potere su tutto, come padre e come maestro.

                  75.  Una  volta,  Teodoro  andò  in  un  monastero  a  visitare  i  fratelli,  i  quali  subito  gli
                  condussero un fratello, di cui dicevano che aveva rubato. Ma non era questi il ladro,
                  bensì un altro, che passava tra loro per fedele. Essi, però, accusavano il primo, perché,
                  secondo il loro punto di vista, era un po’ negligente. Quando il responsabile del furto si
                  accorse che non solo era l’autore della prima mancanza, ma che, a causa sua, l’altro
                  fratello stava per essere cacciato dal monastero, andò da Teodoro e gli disse in segreto:
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