Page 39 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
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autorità della terra. Queste, infatti, trattano diversamente le persone, avendo riguardo ai
titoli ufficiali, alla ricchezza o alla gloria vana; i poveri o i vilipesi, li trattano secondo il
loro stato disprezzabile o povero. Le potenze divine, invece, agiscono in ogni cosa
secondo un giudizio giusto, seguendo la volontà del Signore, in conformità al merito
delle opere di ciascuno, senza eccezione di persone.
I tre angeli mandati a prendere l’uomo non sono dello stesso grado, e obbediscono
ciascuno a quello che ha il grado più elevato. Nel momento in cui il moribondo sta per
spirare, uno si mette presso il capo ed un altro vicino ai piedi, in atto di ungerlo d’olio
con le loro mani, finché l’anima non sia uscita; intanto il terzo stende un gran sudano
spirituale, per accogliervi onorevolmente l’anima. L’anima di un uomo santo, appare
bella e bianca come il latte e la neve. Appena essa è uscita dal corpo sul sudano, un
angelo ne prende in mano i due angoli anteriori, un altro quelli posteriori, proprio nello
stesso modo in cui gli uomini sollevano il corpo; il terzo angelo cammina davanti,
cantando in una lingua che nessuno conosce, neppure il padre Pacomio e Teodoro, che
hanno avuto queste visioni; sentivano soltanto gli altri due che ripetevano «alleluja». Gli
angeli procedono così per l’aria verso oriente: non come uomini che camminano a piedi,
ma scivolando come l’acqua che scorre, perché sono spiriti. Procedono con quell’anima
verso l’alto, affinché veda i limiti della terra da un’estremità all’altra, contempli tutta la
creazione e glorifichi il Signore. Poi le mostrano il luogo di riposo, deciso dal Signore,
affinché, entratavi grazie alle sue opere, si renda conto dei tormenti ai quali è sfuggita e
benedica il Signore che l’ha salvata da tutte quelle sofferenze. La conducono poi ai
piedi dell’uomo, che l’ha vivificata e nutrita nella legge del Signore, il quale, a sua
volta, la porta come un dono ai piedi del Signore che l’ha creata. L’anima allora
benedice Dio e proclama: «Gloria a Dio nei suoi santi». Dopo di ciò, l’anima viene
condotta al luogo di riposo, che il Signore le ha assegnato, secondo la misura delle sue
opere.
Quando l’anima si presenta al Signore, viene autorizzata ad avvicinarsi – o viene tenuta
lontana – secondo il merito: chiunque, infatti, avrà meritato la vita, canta e benedice il
Signore prima di entrare nel luogo di riposo. Qui ci sono delle anime che vedono e
benedicono il Signore, secondo il merito della loro purità, come sta scritto: Beati i puri,
perché sono loro che vedranno Dio; ce ne sono altre, minime nell’esercizio della virtù,
che non meritano di vedere Dio nella gloria della sua divinità, perché non si trovano in
perfetta purità di cuore: se hanno semplicemente meritato la vita, vedranno la carne del
Figlio di Dio, cioè la sua umanità, che è una cosa sola con la divinità in cui si trova.
Davanti ai defunti, che hanno compiuto la volontà del Signore, secondo i meriti di
ciascuno, procedono i santi, in tutta la loro gloria, su carri tirati da cavalli – carri e
cavalli, però, spirituali –. Certi defunti, i santi vanno ad incontrarli sulla soglia della
porta della vita e li abbracciano come figli; ad altri, invece, vanno incontro
corrispondentemente ai loro meriti; per altri, infine, i santi non si muovono, e si alzano
soltanto per abbracciare i defunti che sono arrivati da loro. Altri, ancora, non hanno
meritato di essere abbracciati dai santi: ereditano semplicemente la vita, secondo la
misura della propria inferiorità. Quando vanno incontro ai defunti, i giusti portano
corone più brillanti di quelle delle anime verso cui procedono, che le hanno meritate
combattendo sulla terra contro il demonio, a parte la corona della giustizia, che ognuno
riceverà nel giorno della resurrezione dal giusto giudice, Dio, come dice S. Paolo. Nel