Page 44 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
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stranieri e romani conobbero il suo nome e vennero da lui a farsi monaci. L’uo mo di
                  Dio li intratteneva, come una nutrice che scalda i suoi piccoli.

                  Viveva ad Alessandria un certo Teodoro, giovane di anni, pagano e bene educato dai
                  suoi  genitori.  Lo  spirito  di  Dio  lo  spinse  a  farsi  cristiano,  ed  egli  prese  questa
                  risoluzione interiore: «Se il Signore guida la mia strada fino a farmi diventare cristiano,
                  mi farò anche monaco e conserverò il mio corpo puro fino al giorno in cui il Signore mi
                  visiterà».  Senza  indugio  andò  dall’arcivescovo  apa  Atanasio  e  gli  manifestò  ciò  che
                  aveva in cuore. Atanasio subito lo battezzò e lo fece lettore e gli ricavò un’abitazione
                  nei locali della chiesa. Teodoro si diede all’ascesi, senza mai vedere donne, tranne la
                  madre e la sorella. Quando faceva la lettura, si sforzava di non gettare lo sguardo sul
                  popolo,  per  paura  di  quella  massima  del  Vangelo:  Chi  guarda  una  donna  per
                  desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore; e ancora: Distolgo i miei
                  occhi,  perché  non  vedano  la  vanità.  Si  dava,  secondo  le  forze,  a  grandi  esercizi  di
                  ascesi,  anche  per  il  fatto  che  era  vicino  ad  una  fonte  eccellente  e  dolce,  cioè
                  l’arcivescovo  apa  Atanasio.  Dopo  dodici  anni  passati  come  lettore  nella  chiesa  di
                  Alessandria, si rese conto che quelli che erano con lui nella chiesa, cioè i chierici, si
                  davano a dispute inutili, a pasti numerosi e all’orgoglio. Si mise perciò a rivolgere a Dio
                  i suoi sospiri pregando e supplicando così: «Signore, mostrami un uomo, che cammina
                  secondo il tuo beneplacito, e anch’io mi rivolgerò a lui per vivere, grazie a lui». Mentre
                  parlava e pregava dentro di  sé a questo  proposito,  udì  dei  monaci  fare l’elogio  della
                  congregazione  che  Dio,  nel  suo  amore  per  gli  uomini,  ha  fatto  nascere  ad  opera  del
                  nostro padre Pacomio.  Sentendo ciò, Teodoro  pregava di  nuovo insistentemente:  «Ti
                  prego,  Signore,  rendimi  degno  di  vedere  il  tuo  santo  servo,  di  ricevere  la  sua
                  benedizione e di abitare presso di lui».

                  Dopo un certo tempo, il nostro padre Pacomio, mandò dei fratelli ad Alessandria, su di
                  una barchetta, per fare visita all’arcivescovo e per comprare alcune cose necessarie ai
                  fratelli malati. Teodoro, vedendo nella chiesa i  fratelli intrattenersi con  l’arcivescovo
                  che chiedeva notizie del nostro padre, si rallegrò; si diresse verso di loro e, servendosi di
                  un  interprete,  disse:  «Vorrei  venire  a  sud  con  voi,  per  vedere  l’uomo  di  Dio,  vostro
                  padre, e perché mi benedica». Questi gli risposero: «Non possiamo imbarcarti a motivo
                  dei tuoi e dell’arcivescovo». Teodoro, però, ottenne subito dall’arcivescovo il permesso
                  di partire con loro. Giunto a sud, dal nostro padre Pacomio, gli diede il bacio della pace.
                  Egli lo accolse con gioia perché lo vedeva umile, e soprattutto perché l’arcivescovo gli
                  aveva  scritto  di  accoglierlo  tranquillamente;  subito  gli  assegnò  una  dimora  in  cui
                  abitava un anziano che, conoscendo il greco, era in grado di intrattenersi con lui e di
                  incoraggiarlo. Teodoro progrediva in tutte le opere buone, secondo la regola dei fratelli.

                  Un  giorno,  Pacomio,  con  l’aiuto  dell’interprete,  interrogò  Teodoro  a  proposito  della
                  fede  dei  fratelli  anacoreti  di  Alessandria  e  della  loro  ascesi.  Gli  rispose  Teodoro:
                  «Grazie alle tue sante preghiere, monsignor padre, stanno ben saldi nella fede ortodossa
                  della santa chiesa cattolica di Cristo; nessuno li può scuotere, dato che adempiono ciò
                  che è stato scritto: State fermi e la vostra fede non cambierà. In quanto al cibo, la loro
                  tavola è fornita di molte cose buone; mangiano e bevono bene, regolandosi secondo ciò
                  che  è  stato  scritto:  Queste  cose  Dio  le  ha  preparate  per  i  suoi  fedeli,  per  ché  le
                  prendano  con  gratitudine».  Allora  il  nostro  padre  Pacomio  disse:  «Possono  forse
                  mangiare e bere abbondantemente e ciò nonostante conservare la purità?». Teodoro gli
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