Page 48 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
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gli occhi gli caddero sopra queste parole: Poi tornerò e ricostruirò la tenda di David che
era caduta; ciò che era crollato lo riedificherò, e raddrizzerò ciò che si era rovesciato.
Subito Teodoro fu consolato dalle parole con cui il Signore lo aveva incoraggiato per
mezzo del profeta.
Uno dei fratelli, che si credeva un grosso personaggio, concepì nello spirito, per
ispirazione del diavolo, una idea perversa. Disse tra sé: «Possibile che il nostro padre
Pacomio abbia allontanato Teodoro, senza che abbia commesso qualche peccato? Senza
dubbio lo ha sorpreso a commettere qualche atto cattivo, ecco perché lo ha scartato». E
così, questo fratello, in cui abitava Satana, si recò da Teodoro e per provarlo gli disse:
«È esatto ciò che ho inteso a tuo riguardo dalla bocca del nostro padre Pacomio? Infatti
l’ho sentito dire: Non ho allontanato Teodoro soltanto per quel motivo, ma perché l’ho
sorpreso nell’impurità’». Al sentir ciò, Teodoro si mise a piangere e a sospirare e pensò:
«Se dico di non aver commesso nulla, faccio passare il nostro padre per bugiardo,
secondo ciò che dice il fratello; ma, non è neppure giusto rispondergli: Ciò che hai detto
è esatto, a meno di diventare io un bugiardo, dato che, dal giorno in cui sono nato, non
ho mai commesso nulla di simile». E si mise a piangere ininterrottamente, senza
rispondergli neppure una parola. Quel fratello, vedendolo piangere in silenzio, se ne
andò tutto confuso. Teodoro allora si mise a pregare dicendo: «O diavolo, ti confonderò,
per aver ispirato quel cattivo pensiero ad un fratello che amo molto. Lo hai fatto con
l’intenzione di strapparmi dal cuore l’affetto per l’uomo di Dio, che mi salva dai tuoi
inganni malvagi e pieni di astuzia». Si alzò ed entrò nel locale in cui si trovava nostro
padre Pacomio; avvicinatoglisi da dietro, prese il suo capo tra le mani e lo baciò molte
volte. Nostro padre Pacomio, non comprendendo quello che succedeva, chiese a coloro
che gli stavano intorno: «Chi è che ha baciato il mio capo?». Gli risposero: «Teodoro».
Allora lo chiamò: «Teodoro, vieni vicino a me e siediti». Teodoro gli disse: «Ho trovato
colui che cercavo, padre mio». Poi lo lasciò e tornò al suo eremo, senza dire a nessuno il
motivo per cui aveva baciato il capo del nostro padre, e senza che Pacomio gli
chiedesse: «Perché hai fatto ciò?».
95. Mentre Teodoro era in penitenza Pacomio fu avvertito in visione: «Affrettati ad
inviare Teodoro in uno dei monasteri vicini, ne sarà consolato e si riposerà». Egli lo
chiamò e gli disse: «Teodoro, va’ al monastero di Thmousons a far visita ai fratelli per
vedere come si comportano». Teodoro lo lasciò subito con grande umiltà e partì come
gli era stato ordinato. Giunto a Seneset, si mise a sedere presso la riva del fiume, in
attesa del traghettatore che doveva condurlo ad ovest. Mentre era seduto, gli si
presentarono due angeli, sotto l’aspetto di vecchi monaci che si misero a sedere vicino a
lui. Uno di loro cominciò ad elogiarlo e a complimentarsi con lui: «Beato te, figlio mio
Teodoro, che ti sei rifugiato ai piedi di Dio ed hai rinunciato al mondo ed alle sue
preoccupazioni vane». L’altro, come adirato, ribatté: «Smetti di lodare questo
miserabile: non è ancora all’altezza delle lodi che gli rivolgi. Quando lo vedrai giunto
alla misura dell’uomo con la cesta, attribuiscigli pure ogni felicitazione ed ogni lode,
perché le merita davvero». Allora il primo angelo disse al suo compagno angelo –
stavano entrambi seduti con Teodoro, sotto l’aspetto di vecchi monaci -: «Qual’è questa
misura della cesta, che stai vantando in termini tanto esagerati? Ebbene, istruiscimi,
perché sei più anziano di me». Il compagno rispose: «Ascoltami, ti insegnerò ciò che
anch’io ho imparato da altri. Si racconta di un contadino, che era molto pignolo nel
lavoro e in tutte le sue cose. Tutti gli operai che andavano a lavorare ai suoi ordini,