Page 49 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
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anche quando avevano passato con lui la maggior parte dell’anno o quasi, ogni volta se
                  ne  fuggivano  per  non  lavorare  più  con  lui,  perché  li  malmenava  finché  non  se  ne
                  andavano. Uno degli operai prese allora una decisione coraggiosa e disse fra sé: Finora
                  nessuno  è  stato  capace  di  lavorare  con  questo  contadino  un  anno  intero,  a  causa  dei
                  maltrattamenti subiti: ebbene, andrò io, per un anno. Mi conformerò in tutto a lui, in
                  modo da conoscere il suo modo di lavorare. Andò a trovarlo e gli disse: Voglio lavorare
                  con  te,  quest’anno.  Il  contadino  gli  rispose:  Con  piacere.  È  mio  desiderio  che  tutti
                  lavorino con me, purché mi comprendano nel mio metodo. E quell’uomo lavorò con il
                  contadino con grande pazienza.

                  Quando  arrivò  la  stagione  del  lavoro  nei  campi,  il  contadino  gli  disse:  Ecco,  ora
                  andiamo a lavorare; non dovrai far girare la saquieh di giorno, ma soltanto di notte, per
                  irrigare i campi.  L’uomo gli disse: Va bene, hai avuto un’idea saggia; infatti, se non
                  irrighiamo di giorno, nessun uccello e nessuna bestia verrà a bere nel rigagnolo, e tutta
                  la nostra acqua sarà salva; così penetrerà bene nel campo. Giunti all’epoca dell’aratura,
                  il contadino gli disse: Seminiamo un solco di frumento, uno di lenticchie, un altro di
                  orzo, e così via, con gli altri semi;  è questo il nostro modo di seminare.  L’uomo  gli
                  disse: Questa tua idea è ancora più saggia della precedente: se facciamo così, il nostro
                  campo sarà meraviglioso per lo splendore dei suoi fiori. Dopo la semina, quando spuntò
                  il seme, ma era ancora in  erba e non maturo, il contadino disse all’operaio:  Alzati e
                  andiamo a mietere, perché il campo è pronto. L’operaio, con grande condiscendenza, gli
                  disse: La tua sapienza è davvero senza limite! Se facciamo come hai detto e mietiamo il
                  seme prima che sia maturo, nessuna spiga cadrà a terra e saranno tutte salve. Finita la
                  mietitura, si misero a battere la messe sull’aia: non c’era che paglia! Il contadino disse:
                  Portiamo una cesta: misuriamo la paglia e riponiamola al suo posto, per ritrovarla poi
                  quando ne avremo bisogno. L’operaio disse ancora: Questa tua astuzia è molto migliore
                  delle  precedenti:  se  operiamo  con  grande  diligenza,  la  paglia  sarà  ben  custodita  nel
                  nostro  granaio.  Dopo  avergli  fatto  subire  tutte  queste  prove,  il  contadino  ammirò
                  l’operaio, perché non era pusillanime e non era tornato indietro, ma aveva sopportato
                  tutto fino alla fine dell’anno: Ho capito che sei capace di rimanere presso di me, perché
                  hai agito sempre secondo il mio desiderio: noi due siamo diventati un uomo solo. Fu
                  così che l’operaio restò a vivere con quel contadino: vissero insieme pacificamente, fino
                  alla morte».

                  Quando  l’angelo,  dall’apparenza  di  monaco,  finì  di  parlare,  l’altro  angelo  gli  disse:
                  «Oggi  mi  hai  raccontato  una  storia  importante;  ma,  per  piacere,  dammene  anche
                  l’interpretazione». Il primo angelo gli rispose: «Il vero contadino è Dio; la sua rudezza,
                  sono le prove che impone a coloro che lo vogliono servire bene; li mette alla prova,
                  perché  imparino  a  sopportarlo  quando  combatte  la  loro  volontà,  affinché  la  sua  si
                  realizzi sempre in essi. Se dunque c’è qualcuno che vuole dirsi suo servo, sopporterà
                  con gratitudine tutte le prove che il Signore  gli manderà, per diventare suo  eletto. E
                  come potrà un simile uomo sopportare tutte le prove e le sofferenze che dovrà subire, se
                  non dicendo a sé stesso: Sono uno stolto, di fronte a tutti’? Poiché sta scritto: Chi di voi
                  vuole diventare saggio, si faccia stolto, per essere più saggio di fronte al Signore. Se
                  dunque  questo  monaco  sopporta  tutto  ciò  con  cui  il  suo  padre  lo  mette  alla  prova,
                  diventerà anch’egli un eletto e un beato davanti al Signore Gesù Cristo». Mentre i due
                  angeli del Signore, in apparenza vecchi monaci, scambiavano tra loro questi discorsi,
                  Teodoro era seduto a poca distanza; con la testa china fra le gambe, li sentiva discutere,
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