Page 54 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
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volta, lo spirito impuro ti tormentava perché non accettavi i suoi pensieri perversi; ora
però gli hai aperto le porte, ed abita in te: ti ha riempito, dalle unghie dei piedi fino ai
capelli, perciò non gli è più possibile darti fastidio; tu compi quanto desidera». Allora
quel fratello gli disse: «C’è ancora la possibilità che quel cattivo demonio mi lasci, che
io compia la volontà di Dio e sfugga ai castighi preparati ai peccatori come me?». Il
nostro padre gli rispose: «Finché sei così incredulo, il demonio non ti lascerà, anche se
digiuni un giorno sì e uno no e preghi dalla mattina alla sera. Se invece credi che le
parole che ti dico vengono da Dio, ti attesto che oggi stesso il demonio ti lascerà e tu
starai tranquillo». Sentito ciò, quel fratello se ne andò. Per un po’ di tempo digiunò un
giorno sì e uno no, ma non abbandonò la sua mancanza di fede nell’uomo di Dio,
Pacomio, fino al giorno della sua morte.
La visione della Gheenna
103. Il Signore mandò poi al nostro padre Pacomio una rivelazione. Egli guardò e vide
la Gheenna oscura e tenebrosa, e, in mezzo, una colonna. Da ogni parte si sentivano
voci che esclamavano: «Ecco qui la luce, dalla nostra parte». Gli uomini che vi si
trovavano camminavano a tastoni, perché l’oscurità era molto grande e spaventosa, e,
quando sentivano: «Ecco qui la luce, dalla nostra parte», correvano, cercando la luce e
desiderando vederla. Mentre correvano, udivano dietro di loro un’altra voce: «Ecco la
luce, qui»; subito tornavano indietro a cercare la luce, seguendo le voci udite. Nella
visione, Pacomio vide alcuni, che nell’oscurità stavano girando come intorno ad una
colonna, credendo di andare avanti e di avvicinarsi alla luce, e non si accorgevano di
girare a vuoto. Guardò ancora e vide nella Gheenna tutti i monaci della congregazione,
che procedevano l’uno dietro l’altro, tenendosi stretti per il timore di perdersi, a causa
della profonda oscurità. Quelli che aprivano la marcia, avevano, per rischiararsi, la
piccola luce di una lampada; solo quattro fratelli la vedevano, mentre gli altri non
vedevano assolutamente nulla. Pacomio guardava il loro modo di procedere: chi
smetteva di stare attaccato a colui che lo precedeva, si perdeva nell’oscurità, insieme
con quelli che lo seguivano. Ne vide uno, di nome Paniski, autorevole tra i fratelli, che
rinunciava a camminare dietro a colui che lo precedeva e gli mostrava il cammino.
L’uomo di Dio Pacomio, nell’estasi, li chiamava tutti per nome, prima che si
staccassero: «Tienti attaccato a chi ti precede, per non perderti». La piccola luce
camminava davanti ai fratelli, finché giunsero ad uno spiraglio, da cui proveniva una
grande luce. Essi salirono da quella parte. L’apertura era munita di una botola, per
impedire alla luce di scendere e a quelli che si trovavano nell’oscurità di salire. Dopo
questa visione, il nostro padre Pacomio fu istruito sul significato da colui che gliela
aveva mostrata: «L’immagine della Gheenna che hai visto è questo mondo; le tenebre
dense che vi regnano sono i folli errori e le vane preoccupazioni. Gli uomini che vi si
trovano sono le anime ignoranti; le voci che gridano: ecco la luce, dalla nostra parte,
sono le eresie, ciascuna delle quali dice: la nostra opinione è giusta. Le colonne, intorno
alle quali girano, sono gli eresiarchi, in cui le anime semplici avevano messo la lo ro
fiducia, perché dicevano: siamo noi che ci salviamo; loro, invece, si perdono. I fratelli
che indicano la via sono quelli che amano il Signore e camminano nella giusta fede,
come sta scritto: Perché voi tutti siete uno in Cristo.
Gli fu detto ancora: «I fratelli, che si staccano dagli altri, rappresentano i vescovi che
camminano nella giusta fede, ma sono in comunione con le eresie, e così ingannano la