Page 57 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
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obbedienza e spirito di servizio, in purità ed osservanza delle regole: agli occhi degli
anacoreti non conducono una vita perfetta, e sono considerati di molto inferiori.
Avviene di loro come dei servi e degli eunuchi favoriti del re: essi hanno a corte accesso
più facile dei dignitari, che non si possono accostare al re senza essersi fatti annunciare
dagli eunuchi. È il caso dei fratelli, che nel cenobio vengono considerati di molto
inferiori, e che saranno trovati perfetti nella legge di Cristo, per la propria costanza:
infatti si comportano molto umilmente, secondo Dio. Sono molto superiori agli
anacoreti, perché procedono nello spirito di servizio in cui camminò l’Apostolo, come
sta scritto: Per amore dello Spirito, servitevi gli uni gli altri, in spirito di affabilità e in
piena longanimità; davanti al nostro Signor Gesù Cristo».
Sul discernimento degli impuri
106. Un altro giorno, mentre il nostro padre Pacomio si trovava in preghiera, fu
gratificato di una rivelazione, riguardo a quelli che abbandoneranno il loro proposito e
diverranno zizzania – come sta scritto nei santi Vangeli: La zizzania sono i figli del
Maligno – cioè quelli che insozzano l’immagine di Dio. La gente di questa specie,
Pacomio la separava sempre dal buon grano: sapeva infatti che, eliminando questi,
sarebbe aumentato il numero di coloro che procedono rettamente. Quando si accorgeva
che un piccolo era stato ingannato da uno di questi figli del Maligno, e sapeva che
nessun altro si era accorto del caso, ne curava l’anima e la guariva. Quando poi si
occupava di qualcuno caduto in peccato, e si rendeva conto che si poteva convertire,
nella sua misericordia si affrettava a salvarlo dalle mani del diavolo, ricordandosi della
raccomandazione dell’Apostolo: Fratelli miei, se uno di voi cade in peccato, voi, gli
spirituali, raddrizzatelo in spirito di dolcezza, stando attenti a voi stessi, per non essere
tentati. Quelli che vedeva ormai figli del Maligno, li spogliava dall’abito monastico, li
rivestiva dell’abito secolare e li cacciava dalla comunità dei fratelli. Talvolta non
avevano ancora messo in pratica il loro perverso disegno che Pacomio già lo conosceva,
grazie allo Spirito di Dio che abitava in lui. Li interrogava finché non avessero
confessato i propositi del loro cuore e li cacciava dalla comunità dei fratelli.
107. Una volta, i fratelli si erano recati ad Alessandria per vendere delle stuoie e
comprare ciò di cui i malati avevano bisogno. Mentre stavano per imbarcarsi per il
ritorno, si unirono ad essi tre uomini, che vennero al monastero di Pbow con
l’intenzione di farsi monaci. Il nostro padre Pacomio, dopo aver abbracciato tutti i
fratelli, li interrogò sulla pace della santa chiesa cattolica di Cristo. Poi disse al capo dei
fratelli: «Perché hai condotto con te questa zizzania, dicendomi di farlo monaco?». Il
fratello rispose umilmente: «Padre santo, come se io potessi avere il carisma che ti è
stato donato dal Signore, di riconoscere i buoni dai cattivi!». Pacomio gli rispose:
«Quest’uomo è zizzania fin dalla sua infanzia, a causa delle numerose impurità
commesse davanti a Dio. È difficile che gente di questo genere possa avere la vita, a
meno di dedicarsi a grandi fatiche, frequenti digiuni; preghiere perseveranti, veglie ed
esercizi numerosi. Visto però che lo hai condotto qui, lo introdurremo nel monastero
con gli altri due. Bisogna che, per averlo cacciato, gli altri due non si scoraggino e
desistano. Lo sorveglieremo e gli indicheremo il cammino della salvezza; non deve,
anche in mezzo a noi, ricominciare a comportarsi male, come prima. Se si converte e fa
penitenza, lo accoglieremo e lo faremo restare presso di noi; ma se non si pente dei suoi
peccati, lo manderemo di nuovo là da dove ce lo hai condotto. Se decidessimo di