Page 62 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
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uscì dal  malato.  Questi  fu guarito  dalla potenza di  Cristo  e dalle preghiere di  nostro
                  padre  Pacomio.  Tutti  i  presenti,  alla  vista  di  tale  spettacolo,  resero  gloria  a  Dio  e  a
                  nostro padre Pacomio.

                  110.  Gli  fu  condotto  da  un  monastero  un  fratello  tentato  da  un  demonio.  Quando
                  Pacomio lo interrogò, questi rispose perfettamente, come se non fosse affatto posseduto
                  dal demonio. Pacomio si rivolse ai fratelli, che glielo avevano condotto: «Vi dico che il
                  demonio si nasconde in lui per non parlarmi con la sua voce. Esaminerò dunque il suo
                  corpo per sapere in quale delle membra si nasconde». Mentre ne esaminava il corpo,
                  toccò le dita della mano e disse ai fratelli:  «Ecco la via d’accesso del demonio: l’ho
                  trovata nelle dita della mano». Giunto al collo, dove si celava il demonio, questi emise
                  un  gran  grido  e  l’uomo  tremò  violentemente:  quattro  uomini  riuscivano  a  stento  a
                  trattenerlo. Il nostro padre Pacomio afferrò la parte del corpo dove stava il demonio e
                  pregò Cristo per quel fratello, affinché fosse guarito. Mentre pregava, il demonio uscì, e
                  l’uomo  fu  immediatamente  ristabilito,  grazie  alle  preghiere  del  nostro  padre.  Tutti  i
                  fratelli,  che  avevano  visto  il  fatto,  resero  gloria  al  Signore  nelle  meraviglie  che
                  manifesta per mezzo dei suoi santi.

                  111. Ancora, arrivò alla portineria del monastero un uomo per farsi monaco. Aveva in
                  sé  un  demonio  che  lo  agitava  frequentemente,  ma  l’uomo  era  onesto  e  molto  umile.
                  Nostro padre Pacomio, dopo averlo guardato in viso, vide il demonio che era in lui: lo
                  prese  subito  in  disparte  e  pregò  il  Signore,  affinché  lo  guarisse.  Lo  spirito  impuro
                  rispose  dicendo  «Tu,  Pacomio,  che  hai  da  tare  con  me?  Cerchi  di  cacciarmi  via  da
                  quest’uomo? Gli impedisco forse di fare tutta la volontà di Dio? Il Signore stesso mi ha
                  assegnato questa dimora fino alla morte di costui. Se tu continui a cercare di cacciarmi,
                  io non ti disobbedirò, ne uscirò, ma dopo averlo ucciso: mi è stato infatti dato il potere
                  di  trattarlo  così».  Nostro  padre  Pacomio,  udendo  ciò,  si  mise  a  pregare  di  nuovo  il
                  Signore  perché  lo  guarisse  da  quel  demonio  perverso.  Mentre  pregava  gli  apparve
                  l’angelo del Signore e gli disse: «Smetti di pregare, Pacomio, perché il Signore lo ha
                  colpito così per salvarlo. Se guarisce, perderà molto». Finita la preghiera, Pacomio fece
                  venire il fratello e gli disse: «Non inquietarti di questo demonio: il Signore te l’ha dato
                  per la tua salvezza. Ora ringrazialo e digli: Sii benedetto, Signore, che lavori per la mia
                  salvezza».

                  Da  quel  giorno,  Pacomio  diceva  a  quanti  lo  venivano  a  trovare  con  quella  malattia,
                  quando sapeva che la guarigione non sarebbe stata utile: «Questo avviene per la vostra
                  salvezza, perciò rendete grazie al Signore, per meritare la vita eterna».

                  112. Nel monastero, si trovava un fratello che era malato ogni tre giorni: si presentò al
                  nostro  padre  apa  Pacomio  e  pianse  davanti  a  lui,  pregandolo:  «Tu  guarisci  molti
                  secolari, e non preghi il Signore per me, affinché io possa riposare da questa penosa
                  malattia!». Pacomio rispose così: «Quanto agli uomini affetti da questa malattia, è la
                  fede a guarirne i corpi; poi una volta guariti, essi inclinano al male. La fede dei servitori
                  del Signore è nel riposo che non fa perire e che il Signore accorderà loro nel secolo
                  futuro, cosicché, senza bisogno di malattie o di altre difficoltà, s’incamminano verso la
                  croce senza tregua; infatti, sta scritto nel Vangelo: Chi ama la sua vita la perderà; e chi
                  la  odia,  la  conserva  per  la  vita  eterna».  Quando  il  malato  ebbe  udito  queste  cose
                  dall’uomo di Dio, ne fu grandemente consolato. Dopo qualche tempo, vedendo che la
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