Page 42 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
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bisogno: tu non ne hai bisogno, e il pensiero carnale ti fa guerra». Ma egli non obbedì al
                  pensiero  suggerito  dal  Signore:  andò  invece  a  sedersi,  mangiò  e  prese  persino  la
                  scodella dell’economo per mangiarvi. Quando ebbero finito, i fratelli entrarono come al
                  solito  nella  capanna,  per  ascoltare  la  parola  di  Dio  dalla  bocca  di  Teodoro;  lo
                  interrogavano per conoscere i propri difetti. Teodoro manifestò a ciascuno il suo punto
                  debole. Ad alcuni diceva: «Siete dei pusillanimi»; ad altri «Siete facili all’ira»; ad altri
                  ancora:  «Il  vostro  linguaggio  è  duro;  e  fra  di  voi  ne  vedo  uno  che  ha  posto  la  sua
                  speranza nella pentola». Platone comprese allora che aveva detto per lui queste parole
                  enigmatiche, e subito si prosternò in mezzo ai fratelli, dicendo: «Perdonami, padre mio,
                  perché  non  ho  seguito  la  mia  coscienza  in  ciò  che  mi  era  stato  rivelato.  Per  aver
                  disobbedito  alla  buona  ispirazione  del  mio  cuore,  il  Signore  mi  ha  ripreso
                  pubblicamente».

                  Visione ultraterrena di Pacomio

                  88. Un altro giorno, per ordine del Signore, il nostro padre Pacomio fu rapito in estasi
                  allo scopo di fargli vedere i tormenti e i castighi degli uomini. Fu rapito nel corpo o,
                  come è stato detto prima, fuori del corpo’? Dio lo sa. Condotto a nord del paradiso di
                  delizie, lontano dal mondo e dal firmamento, vide fiumi, canali e fossati pieni di fuoco,
                  nei  quali  venivano  tormentate  le  anime  dei  peccatori.  Procedendo  con  l’angelo  e
                  guardando i tormenti, si accorse che quelli, che sorvolava ora, soffrivano molto di più di
                  quelli,  che  aveva  incontrato  prima,  perché  erano  consegnati  ad  angeli  torturatori,
                  dall’aspetto terribile, che tenevano in mano fruste di fuoco. Se qualcuna delle anime che
                  essi torturavano alzava la testa al di fuori del fuoco, la frustavano violentemente e ve la
                  reimmergevano  di  più.  Le  anime  sospiravano  profondamente,  senza  poter  gridare  a
                  causa  della  loro  debolezza  e  delle  sofferenze  che  le  accasciavano;  ed  erano
                  innumerevoli (per la verità molto numerose). Vide anche pozzi e cisterne piene di fuoco
                  con una fiamma ancora più potente. Avendovi  gettato uno sguardo, vide che in ogni
                  cisterna c’era una sola anima. Essa aveva l’aspetto della carne portata in  vita.  I  suoi
                  piedi stavano uno da una parte e l’altro dall’altra e il fuoco consumava, ad una ad una,
                  tutte le membra per cui l’anima si era insozzata sulla terra. Guardando con attenzione in
                  una delle cisterne, riconobbe colui che vi era tormentato: si trattava di uno di coloro che
                  sono tacciati nelle città e chiamati dalle Scritture molli.

                  Vide  anche  che  in  quel  luogo  si  tormentavano  dei  monaci;  chiese  all’angelo  che  lo
                  accompagnava:  «Che male hanno fatto per essere  gettati qui?».  L’angelo gli rispose:
                  «Quelli che vedi sono completamente puri di corpo, ma sono degli oziosi che vanno in
                  giro nelle dimore dei fratelli anacoreti; dicono male degli altri fratelli con coloro che li
                  ospitano,  sapendo  che  questi  non  sono  in  buoni  rapporti  con  quelli;  con  le  loro
                  maldicenze  pensano  così  di  farsi  benvolere,  allo  scopo  di  ricevere  gratuitamente  da
                  mangiare e da bere. Quando poi cambiano sede e vanno altrove, denigrano quelli che
                  poco prima aveva lodato, presso coloro che hanno appena denigrato: sempre allo scopo
                  di essere bene accolti e di trovarci il loro vantaggio. Così per le loro maldicenze, sono
                  gettati in questi tormenti duri ed incessanti».

                  Gli  angeli  torturatori  erano  pieni  di  gioia  e  di  allegria:  come  un  fattore  si  rallegra
                  vedendo crescere la ricchezza del padrone, così essi si rallegravano, perché il Signore li
                  ha creati inflessibili, di modo che non abbiano pietà delle anime degli empi, come sta
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