Page 26 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
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conoscendo nello spirito l’opera del diavolo, che agiva in loro, chiamò apa Cornelio e lo
                  mandò loro, dicendogli: «Va’ e vedi questi uomini gelosi e rispondi loro quello che il
                  Signore ti mette in cuore». Apa Cornelio uscì verso di loro con due fratelli. Quando lo
                  videro quelli dissero: «Dov’è il vostro Abba?». Risposero i fratelli con grande umiltà:
                  «Che ve ne fate del nostro padre? Il suo spirito è su di noi! E adesso dite le vostre parole
                  vuote». Il più importante di loro disse : «Voi avete fama di essere grandi monaci e di
                  avere saggi propositi: ebbene, avete mai sentito che si portano olive alla città di Smin e
                  che si vendono?». Cornelio gli rispose: «E tu, hai mai inteso dire che a Smin le olive si
                  macinano perché diano olio? No, vi si mette sale perché non imputridiscano. Noi siamo
                  il sale, venuti qui per darvi sapore, perché siete più insipidi di tutta la gente del mondo.
                  Vi vantate infatti di essere dottori, ed ecco che le vostre intenzioni sono vuote; simili
                  intenzioni infatti, sono assai cattive». I filosofi, all’udire tali parole, se ne andarono tutti
                  confusi, perché con la loro vuota scienza non poterono vincere coloro che posseggono
                  la vera scienza del Signore, che in essi abita.

                  Tornato il filosofo dai suoi compagni, riferì il modo con cui era stato confuso. Il più
                  grande  di  essi  gli  rispose  a  mo’  di  rimprovero:  «È  tutta  qui  la  tua  disputa?  Ebbene,
                  andrò io a discutere con loro sulle Scritture». Pieno di orgoglio, si alzò con altri, si recò
                  al monastero e si fece annunziare al nostro padre Pacomio. Questi mandò Teodoro, con
                  altri due fratelli, per rispondere al loro accecamento. Quando arrivarono fuori, il filosofo
                  disse loro: «Vorrei il vostro padre, per intrattenermi con lui sulle Scritture». Teodoro
                  umilmente rispose: «Tu non hai niente a che fare con il servo di Dio! Ma esprimi le tue
                  chiacchiere  materiali  e  lo  spirituale  ti  risponderà».  Il  filosofo  allora  disse:  «Voi  vi
                  vantate  di  possedere  la  conoscenza  delle  Scritture  e  la  loro  interpretazione.  Dimmi
                  dunque: chi è colui che non è stato generato ed è morto, colui che è stato generato e non
                  è morto, e, infine, colui che è morto e non si è putrefatto». Teodoro rispose: «O voi, il
                  cui spirito è come una botte forata, si dissipa come un soffio e svanisce! Chi non fu
                  generato ed è morto, è Adamo; chi fu generato e non è morto è Enoch; chi è morto e
                  non si è putrefatto è la moglie di Lot divenuta statua di sale, affinché sia condito chi è
                  insipido come voi, che stoltamente vi vantate». Udito ciò, il filosofo fu interiormente
                  turbato alle parole sapide di Teodoro, il giusto, e gli disse: «Dite al vostro padre: O tu,
                  che hai edificato la tua casa sulla roccia incrollabile e sempre stabile, sii benedetto, tu e
                  le generazioni spirituali nate da te! Vi è stato fatto dono di uno spirito luminoso che
                  raggiunge il demiurgo dell’universo. Nessun nato di donna si opporrà all’opera vostra,
                  che prevarrà, si affermerà e si estenderà fino agli estremi confini della terra». Detto ciò,
                  il filosofo si inchinò davanti a Teodoro e raggiunse la sua casa con i compagni, pieno di
                  ammirazione per la grazia di Dio che aveva parlato attraverso Teodoro. Quando nostro
                  padre Pacomio udì il racconto di Teodoro, si stupì ed esclamò:

                  «Che  tu  sia  benedetto,  Signore  Dio  mio,  per  aver  confuso  Goliath  e  tutti  quelli  che
                  odiano  Sion».  Dopo  di  ciò,  si  fortificò  in  spirito  e  lavorò  con  i  fratelli  finché  il
                  monastero fu condotto a termine in ogni punto, conformemente agli altri. Mise a capo
                  dei  fratelli  un  padre  di  nome  apa  Samuel,  uomo  animato  dallo Spirito di  Dio,  poi  li
                  affidò al Signore e se ne andò. Spesso si recava da loro per visitarli, poiché ne era il
                  custode, a nome del buon Pastore, il Cristo.

                  56. Viveva a Gog, nella diocesi di Hou, un certo Petronio nel quale abitava lo spirito di
                  Dio  fin  dalla  casa  paterna.  I  genitori  erano  molto  in  vista  ed  avevano  un  grande
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