Page 21 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
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situazione, dopo aver trascorso  la notte intera a vegliare e  a pregare  Dio per questo,
                  quando grazie alla provvidenza divina e al suo grande amore per gli uomini, alla prima
                  ora del giorno, un cittadino bussò alla porta del monastero. Quando il fratello portinaio
                  gli aprì disse: «Dì al vostro padre che si tratta di un po’ di frumento che avevo promesso
                  di  dare  alle  miniere  per  la  mia  salvezza.  Sono  stato  avvisato  in  sogno  che  ne  avete
                  bisogno. Mandate quindi a scaricare e ricordatevi di me». Il portinaio riferì la cosa al
                  nostro padre che rimase molto stupito. Si alzò, uscì e si rivolse al cittadino: «È vero,
                  abbiamo bisogno di frumento, ma accordaci una dilazione, in attesa che il Signore ci
                  mandi il denaro corrispondente che ti daremo». L’uomo rispose: «Non l’ho portato per
                  essere pagato, ma soltanto per la mia salvezza e perché siete uomini di Dio». Nostro
                  padre  scaricò  allora  il  frumento  con  l’aiuto  dei  fratelli,  poi  diede  al  cittadino  alcuni
                  regali santi, dei pani, un po’ di cavolo e alcuni legumi. L’uomo accettò ogni cosa con
                  grande fede in Dio, e, ricevuta da nostro padre la benedizione, se ne andò pieno di gioia.
                  Allora il nostro padre Pacomio si mise a sedere e rivolse ai fratelli la parola di Dio a
                  proposito del dono che quell’uomo aveva fatto così prontamente. I fratelli ammirarono
                  come Dio avesse mandato loro rapidamente il frumento di cui avevano bisogno, a causa
                  del suo santo servo, nostro padre Pacomio.

                  Dionigi il confessore

                  40.  C’era  un  confessore,  dopo  il  tempo  delle  persecuzioni,  di  nome  apa  Dionigi,
                  sacerdote  della  chiesa  di  Nikentori,  uomo  timorato  di  Dio  e  amico  del  nostro  padre
                  Pacomio. Sentito dire che Pacomio non permetteva più ai monaci, che venivano da fuori
                  a trovare i fratelli, di entrare nel monastero come una volta, ma li faceva restare nella
                  foresteria, ne fu rattristato. Si alzò e venne a trovarlo a Tabennesi, con l’intenzione di
                  fargli le sue rimostranze. Quando ne ebbe parlato all’uomo di Dio, questi rispose: «Non
                  credere,  apa  Dionigi,  che  sia  mia  intenzione  rattristare  neppure  una  persona,  e  tanto
                  meno il mio Signore che dice con la sua santa bocca: Ciò che avrete fatto ad uno di
                  questi piccoli che credono in me, lo avrete fatto a me. Ma tu sai benissimo che nella
                  comunità si trovano varie categorie di uomini: anziani, giovani, neofiti. Perciò ho deciso
                  che gli ospiti siano fatti entrare nella sinassi all’ora della preghiera, ma che in seguito
                  siano condotti a mangiare in un luogo separato. Ho deciso anche che non devono girare
                  per il monastero, perché non si scandalizzino, vedendo certi neofiti. Anche il patriarca
                  Abramo, infatti, ha servito il Signore e i suoi compagni in disparte, presso l’albero, fuori
                  della tenda». Dionigi, udito ciò, fu soddisfatto delle spiegazioni ricevute.

                  41. C’era una donna, che soffriva di un flusso di sangue da molto tempo. Era la moglie
                  di un abitante di Nikentori. Appena seppe che Dionigi stava per andare dall’uomo di
                  Dio Pacomio, si recò da lui e gli chiese: «So che l’uomo di Dio Pacomio è tuo amico;
                  vorrei che tu mi portassi con te per vederlo. Ho speranza che, se soltanto lo vedrò, il
                  Signore mi concederà la guarigione». Egli l’accontentò, perché conosceva la tortura che
                  pesava su di lei, e la fece salire subito sulla barca. Giunsero al nord, dal nostro padre
                  Pacomio. Dionigi entrò nella cella e, dopo aver avuto la spiegazione a proposito degli
                  ospiti tenuti in disparte, gli disse: «Vorrei che tu ti alzassi ed andassimo in portineria per
                  un  affare  importante».  Egli  lo  seguì  fin  fuori  del  monastero,  dove  si  sedettero  e
                  conversarono insieme. La donna si mise dietro al nostro padre e grazie alla sua grande
                  fede, appena ebbe soltanto toccato i vestiti di lui, fu guarita. L’uomo di Dio Pacomio ne
                  fu molto rattristato, perché fuggiva sempre la gloria degli uomini.
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