Page 88 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
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padre presso Dio. Ma, di fronte a Dio, noi ti attestiamo che non solo non è nascosto tra
noi, ma che io non ho mai visto il suo volto». Ricevuta questa assicurazione, Artemios
disse: «Pregate per me, prima che vi lasci». Ma loro: «Nostro padre ci ha proibito di
pregare con chicchessia, finché la chiesa non sia di nuovo in pace, a causa degli
Ariani». E il duca; «Sono forse anch’io un vescovo eretico? Non sono forse un
peccatore? Perché non volete pregare per me, peccatore?». Gli dissero: «Non possiamo
trasgredire l’ordine del nostro padre». Visto che non accettavano di pregare con lui,
disse loro di uscire dalla chiesa, e di lasciarlo pregare con il suo seguito. Finita la
preghiera, ispezionò il refettorio dei fratelli, e si meravigliò del cibo che mangiavano
abitualmente: difatti, mangiavano in modo molto povero, perché erano in ristrettezze.
Il governatore della Tebaide, con tutta la sua truppa, attendeva il ritorno del duca sulla
riva del fiume: viaggiavano infatti di conserva. Quando egli lo raggiunse, gli disse: «Se
esistono asceti sulla terra, ne ho visto qualcuno: i monaci del convento di Pacomio,
dove sono stato. Ho visto che non portano vestiti ben fatti e non hanno scarpe ai piedi,
anche in questi giorni di gran freddo. Ho poi ispezionato il loro refettorio e non ho visto
altro che erba». Anche il governatore, sentito ciò, ebbe compassione di loro, tanto più
che non era potuto andare anche lui al monastero a pregare e a vedere la vita dei santi
fratelli della congregazione del nostro padre Pacomio.
Nel giorno in cui il generale lasciava Pbow, nostro padre Teodoro parlava ai fratelli
della diocesi di Smoun, e disse loro a proposito del comandante imperiale: «Grazie alla
bontà di Dio, alle preghiere del defunto nostro padre che dimora presso Dio, alle
preghiere del nostro pio padre Orsiesi, ecco, tutte le cattive intenzioni del duca verso di
noi sono svanite: ha lasciato Pbow, senza fare del male a nessuno dei fratelli. Ebbene,
sta scritto: Che cosa darò al Signore, in cambio di tutto ciò che mi ha fatto ?
Ringraziamo dunque il nostro buon Dio, nostro benefattore». I fratelli ammirarono
l’intelligenza lucida del nostro padre Teodoro, che, a tanta distanza, aveva avuto quella
grande visione. Egli, compiuta la visita ai fratelli di tutti i monasteri, ritornò subito a
sud, a Pbow.
Catechesi di Teodoro
186. Dopo questi fatti, Teodoro rivolse ai fratelli la parola di Dio: «Vi assicuro, fratelli,
che se non saremo costantemente vigilanti nelle parole della Scrittura, il nemico ci
toglierà il timore del Signore: finiremo per avere paura di lui, tanto da compiere le sue
opere malvagie, e da irritare il Dio che ci ha creati. Vi dirò una parabola, perché
impariate a temere sempre il Signore e perché evitiamo di peccare contro il Dio che ci
ha creati. È come una roccia, che si innalza fino alle nuvole, ed è molto stretta: la sua
larghezza non è che di quattro cubiti; da una parte e dall’altra cade fortemente a picco;
si innalza ripida dall’oriente all’occidente. Quando un uomo è stato battezzato e si è
consacrato alla vita monastica, portando il sigillo, cammina verso oriente. Ora
consideriamo il precipizio e la strettezza della strada: se qualcuno fa anche un piccolo
scarto, precipita e non se ne ritrova neppure il ricordo.
Chi dunque si sposterà dal mezzo del cammino per volgersi a sinistra, si troverà in
pericolo: a sinistra si trovano le concupiscenze della carne. Ma anche chi si sposterà a
destra sarà in pericolo: a destra si trova l’orgoglio del cuore. Tali sono i precipizi