Page 91 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
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suoi discepoli, che, cioè, sarebbe rimasto con loro sulla terra: Ecco io sono con voi tutti i
giorni, fino alla piena consumazione di questo secolo e per sempre. In ogni
generazione, infatti, e anche nella nostra, ha suscitato dottori perfetti, nei quali abita, per
salvarci da tutte le astuzie del diavolo. Ebbene, fratelli miei, nella lettera che ci ha
scritto quest’anno c’è per noi materia di gran profitto, per il fatto che ci ha precisato
quali sono le sorgenti dell’acqua della vita. È assai importante che vi andiamo a bere,
per comportarci bene, secondo la grazia di Dio e tutti i favori che ci accorda.
Molte sono, infatti, le acque della menzogna e le sorgenti di amarezza, che alcuni si
sono scavate, per la perdita propria e di coloro che vi andranno a bere. Di loro Atanasio
parla nella lettera, e dice: Si sono fabbricati i libri, detti apocrifi, cui attribuiscono
antichità e nomi di santi. Ma costoro, attraverso i libri che hanno scritto, si sono
condannati da soli ad una doppia condanna; con la loro pseudognosi disprezzabile,
hanno bestemmiato chi possiede la vera scienza; inoltre, con le loro perverse
divagazioni, hanno condotto gli ignoranti e i semplici fuori della fede ortodossa, che
riposa sulla verità e sulla rettitudine di fronte a Dio.
Perciò, fratelli miei amatissimi, ringraziamo Dio, che si prende cura di noi, oggi e
sempre, nella sua abbondantissima misericordia. Tuttavia, vegliamo e stiamo in guardia,
per non leggere quei libri composti da eretici impuri, atei ed empi, e per non disobbedire
a quel Dio che dice oggi a nostro padre Atanasio, ai suoi eguali e a quelli che gli
succederanno: Chi accoglie voi, accoglie me. E non bisogna indurre in errore altri, che
potrebbero leggere quei libri e divenire disobbedienti agli ordini delle Scritture che
riposano sulla fede ortodossa, insegnataci dai santi padri. Ebbene, fratelli, vi assicuro
davanti a Dio e al suo Cristo, che un solo salmo potrebbe bastare a salvarci, a
condizione di ben comprenderlo e di metterlo in pratica. Al di sopra di tutto, poi,
teniamo sempre in mano i santi evangeli di nostro Signor Gesù Cristo, pienezza di tutte
le Scritture e di tutti i loro concetti; come, nella parabola della perla preziosa, si dice che
il commerciante vende tutto ciò che possiede, finché non l’ha acquistata, a causa del
suo valore».
Nell’esporre queste cose, il nostro padre Teodoro giovava ai fratelli; raccomandava loro
di tradurre la lettera dell’arcivescovo Atanasio, e di trascriverla in lingua egiziana; la
mise poi nel monastero, perché servisse di regola. Pregò poi, in piedi, per i fratelli.
Ognuno di loro ritornò alla sua dimora, pieno di ammirazione per ciò che aveva inteso
sulla santa Scrittura di Dio, dalla bocca di nostro padre Teodoro.
Ancora sulla vigilanza di Teodoro
190. I fratelli si dicevano tra loro: «È proprio vero che, tra i figli di nostro padre
Pacomio, nessuno raggiunge, come il nostro padre Teodoro, la perfezione nel lavoro e
negli esercizi». Teodoro, procedeva infatti sempre in grande umiltà, fino al giorno in cui
piacque al Signore di visitarlo facendolo partire da questo vano mondo, per introdurlo
nella sua tenda splendente di gioia e di felicità, e per donargli in eredità i beni eterni.
Spesso il nostro padre Teodoro vegliava dalla sera al mattino, pregando Dio e imitando
in tutto il nostro padre Pacomio, di cui era divenuto il figlio. Ogni volta che pregava,
rivolgeva a Dio una richiesta. Dapprima, domandava in nome di Cristo, conformemente
al precetto del Vangelo, che il Signore stesso aveva raccomandato ai discepoli: Tutto ciò