Page 92 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
P. 92
che domanderete al Padre in nome mio, ve lo concederà. Dopo aver invocato il nome
del Signore e quello di tutti i santi, aggiungeva nella sua preghiera: «Signore, ricordati
del nostro padre, tuo servo; egli ci ha radunati qui nel tuo santo nome con le sue
sofferenze e le sue lacrime». Nominava in continuazione Pacomio nelle sue preghiere,
convinto che gli sarebbe stata fatta misericordia grazie alla clemenza del Signore e alle
lacrime e alla giustizia del nostro padre, tramite il quale era giunto alla conoscenza di
Dio, ricordandosi della parola della Scrittura: Dio si ricordò di Abramo e salvò Lot
dalla perdizione. Ogni volta che rivolgeva ai fratelli la parola di Dio sulle sacre
Scritture del Signore, dava anche una spiegazione spirituale dei passi citati e diceva:
«Quando il nostro padre era tra noi, li spiegava in questo modo».
191. Spesso Teodoro chiamava due fratelli fedeli e visitava tutte le case dei fratelli,
vegliando che nessuno fosse negligente per quanto riguarda il coricarsi – gareggiava
con i capi-casa ed i secondi – o per timore che qualcuno fosse nelle tribolazioni e nelle
afflizioni a causa delle tentazioni del demonio. Li consigliava a tu per tu, e teneva un
po’ a distanza i fratelli che lo accompagnavano, perché non sentissero il suo colloquio
con coloro che rimproverava a causa dei pensieri perversi. Procurava sollievo nelle
tribolazioni, grazie allo spirito di clemenza che lo animava. I fratelli obbedivano con
coraggio alle sue raccomandazioni, riguardanti sia l’ascesi, sia la preghiera, sia le notti
di veglia. Giorno e notte Teodoro si prendeva cura delle loro anime, come è stato scritto
di nostro Signore in quanto uomo: Perché ha sofferto ed è stato provato, gli è possibile
soccorrere quelli che sono provati. Rimproverava molti altri, per i quali le parole di
incoraggiamento sarebbero state inutili e li conduceva a pentimento ricordando loro la
bontà di Dio, così da obbedire ai suoi comandamenti e compiere sempre e in tutto la sua
volontà. Quando si accorgeva che certi avevano il cuore indurito, li cacciava dalla
comunità, perché altri non perissero a causa loro, e perché anch’egli non fosse chiamato
a render conto per questo dal Signore. Agiva sempre in questo modo, purificando il
terreno del popolo di Dio, secondo quanto scritto dal profeta Isaia: Il Signore
purificherà il terreno del suo popolo.
Faceva spesso la visita dei monasteri, incoraggiando i fratelli e insegnando loro ad
osservare i comanda menti del Signore in purità e pace. Parlava personalmente con tutti
quelli che gli erano presentati dai capi-casa. Cercava di scoprire se per caso il nemico
non avesse ispirato cattivi pensieri per mandare in perdizione le loro anime; insegnava
anche, per mezzo delle Scritture, a disprezzare i pensieri cattivi e vani. Poi li lasciava,
ed essi lo scortavano come un angelo di Dio.
192. Avevano una vecchia barca tutta rovinata. Nostro padre Teodoro la fece riparare,
per ordine del nostro padre Orsiesi. Quando giunse il momento di vararla, i fratelli si
misero a gridare, come carrettieri che disputano tra loro, dicendo gli uni: «Tocca a noi
attaccare i nostri cavalli», gli altri: «No, tocca a noi». Nostro padre Teodoro, al vedere
l’alterco e la grande confusione, alzò la voce e proibì loro di disputare per una faccenda
inutile alle loro anime, ma essi non lo ascoltarono. Allora, molto triste, Teodoro tacque,
rimettendosi completamente al Signore. Si allontanò e si mise a sedere, in attesa che
avessero finito di mettere la barca in acqua. Poi, sedutosi, rivolse loro la parola di Dio
fino a sera, e fece la seguente dichiarazione: «Quando voi facevate tutto quel gran
chiasso, non vi ho più guardati, soprattutto a causa dei secolari che ci osservavano e che
ascoltavano le vostre grida. Ora, se volete perseverare in questa strada, piangerete,