Page 97 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
P. 97
verso il deserto e vi passava la notte intera a pregare il Signore tra le lacrime; al mattino
faceva ritorno al monastero. In seguito a ciò, uno dei fratelli anziani lo seguì una sera
tenendosi a breve distanza. Quando Teodoro giunse nel luogo dove era stato sepolto il
corpo di nostro padre Pacomio, nel deserto, vi si mise a pregare, dicendo tra le lacrime:
«Signore Dio misericordioso, che solo hai pietà, giudice dei vivi e dei morti, tu che
conosci il mio cuore, i miei pensieri, la mia coscienza, i miei ideali: possano la tua bontà
e la tua pietà raggiungerci nella miseria in cui ci troviamo. Abbiamo deviato dal
cammino della vita, dalle tue leggi e dai tuoi precetti come li avevi dettati al defunto
nostro padre, sul cui santo corpo ora mi trovo. Siamo simili a naviganti durante la
tempesta; non facciamo attenzione alla rotta che ci è stata assegnata dal tuo servo, il
nostro santo padre. Guarda la mia afflizione: non farci estranei a te, a causa dei nostri
peccati; non vogliamo essere dei miserabili al cospetto del nostro padre e di tutti i suoi
giusti compagni che abbiamo visto con i nostri occhi e che, con lui, si sono fatti
crocifiggere in piena innocenza, secondo il Vangelo del tuo figlio benedetto, Gesù
Cristo. Ti supplico di risparmiarci, ricordati delle lacrime del defunto nostro padre, con
il quale hai stretto un patto. Non riversare su di noi la tua collera, per le cattive azioni
commesse e per le negligenze cui ci siamo lasciati andare. Non permettere che
perseveriamo nella funesta durezza dei nostri cuori, e che roviniamo gli sforzi eroici che
nostro padre affrontò giorno e notte, in digiuni, preghiere e lacrime copiose, al fine di
riunire attorno a sé molte anime: le voleva salve e benedicenti sempre il tuo santo nome,
perché sei tu il nostro soccorso e la nostra speranza. Ebbene, Signor mio Gesù Cristo, è
meglio per me che tu mi visiti presto e mi tolga l’anima, piuttosto di vedere che il
diavolo ricava profitto dagli sforzi di nostro padre. Vorrei evitare di correre pericolo a
causa delle anime, affidatemi perché io le consegni immacolate nelle tue mani». Il
nostro padre Teodoro continuò a pregare Dio così, tutta la notte, fino alla sinassi del
mattino. Lo stesso fece il fratello che era salito con lui e l’osservava; ma Teodoro
ignorava che costui stava poco lontano e lo ascoltava pregare e piangere. Sceso dalla
montagna, questo fratello raccontò segretamente agli altri le parole che nostro padre
Teodoro aveva detto piangendo davanti al Signore.
Previsioni di morte
199. In seguito, quando si sedeva per parlare ai fratelli riuniti, Teodoro accennava
spesso alla sua morte, come se fosse prossima. Essi però non comprendevano cosa
volesse dire. Talvolta diceva: «Vi è uno tra noi che il Signore visiterà quest’anno; è
esterno ed interno, superiore ed inferiore». Oppure: «Sono stati condotti al torchio per
pigiarli: prendiamo del loro vino». Spesso diceva a qualcuno in particolare: «Sto per
andarmene ai piedi di nostro Signore Gesù». Altre volte diceva chiaramente: «Penso che
il Signore mi visiterà quest’anno». Egli sospettava prossima la morte, non perché
vedesse giungere la vecchiaia o perché sentisse venir meno le forze. Il Signore lo aveva
avvertito che si avvicinava per lui il momento di riposare e di andare ad abitare con i
padri, che l’avevano preceduto e di cui aveva praticato tutte le virtù.
Un giorno, Teodoro si sedette e rivolse ai fratelli la parola di Dio: le lacrime gli
solcavano le gote, mentre anche i fratelli piangevano. Disse: «Fratelli miei, ascoltatemi.
Giacobbe ha nutrito Giuseppe per 17 anni, Giuseppe a sua volta ha nutrito suo padre
Giacobbe e tutti i suoi fratelli per 17 anni. Anch’io per 17 anni sono stato nutrito dal
nostro padre nei comandamenti di Dio, ed ecco che, a mia volta, sono stato in mezzo a