Page 98 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
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voi per 17 anni, secondo le mie forze, per ordine di Dio e del nostro padre Orsiesi; è lui
infatti il nostro padre comune. Se gli obbediamo e osserviamo le regole che ci ha dato, è
segno che abbiamo fiducia che Dio è e sarà sempre con noi. Se cominciamo a esporre le
lodi anche degli altri uomini di valore venuti dopo il nostro padre Pacomio, il discorso
sarebbe molto lungo, soprattutto per ciò che riguarda nostro padre Orsiesi, uomo
perfetto. La maggior parte di voi ha sentito gli elogi che di lui fece il nostro defunto
padre, quando lo stabilì come superiore a Seneset. Lo paragonò ad una lampada d’oro
he rischiara la casa del Signore, dicendo poi: Oggi è stata introdotta la fidanzata di
Cristo. Il nostro padre, infatti, riconosceva in lui un uomo buono verso tutti e senza
malizia, come una pecora, obbediente; si occupavano insieme degli affari dei fratelli. Vi
ripeto spesso tutto ciò, perché nostro padre lo aveva a cuore».
Teodoro si intratteneva in privato con i fratelli, li esortava con slancio, come se si stesse
preparando ad andarsene presto dal Signore: così, avendo mostrato a ciascuno la
salvezza dell’anima, non sarebbe stato rimproverato. Poi si alzò e pregò con i fratelli;
ognuno fece ritorno nella sua dimora pieno di tristezza per ciò che Teodoro aveva detto,
che cioè, stava per andare dal Signore, lasciandoli orfani.
Visita di Atanasio
200. Qualche tempo dopo, più avanti nell’anno, durante i giorni della Quaresima, nei
quali nostro Signore digiunò per la nostra salvezza, Orsiesi sentì dire a Seneset che il
beato Atanasio, vescovo di Alessandria veniva a sud, nella Tebaide, per confermare
tutte le chiese nella fede di Cristo. Mandò subito a cercare il nostro padre Teodoro a
Pbow, perché andasse incontro all’arcivescovo. Immediatamente Teodoro, presi con sé
cinque fratelli, s’imbarcò su di una piccola nave e si diresse a nord, verso Seneset. Qui
pregò Orsiesi di andare lui stesso incontro all’arcivescovo. Ma Orsiesi rifiutò,
soprattutto perché spesso aveva inteso nostro padre Pacomio fare l’elogio
dell’arcivescovo e chiamarlo padre della fede ortodossa del Cristo. Orsiesi dunque non
voleva partire, a causa della sua profonda umiltà, e spingeva Teodoro ad andare
dall’arcivescovo, dicendogli: «Se vai tu, è come se andassi anch’io, perché noi due
siamo come un uomo solo, una sola anima, un solo spirito». Teodoro rispose allora ad
Orsiesi: «Ricordati di noi nelle tue preghiere, e aspetta che Dio ci riconduca a te,
utilmente e pacificamente». Lasciò allora Orsiesi che, insieme ad altri fratelli, lo aveva
accompagnato alla sua barca e che gli diceva: «Saluta l’arcivescovo, padre della fede!».
201. Teodoro, con i fratelli, partì verso nord. L’arcivescovo si trovava nel nord della
diocesi di Smoun; era montato su di un asino e una folla immensa lo seguiva: vescovi,
innumerevoli chierici con lumi e ceri, e monaci venuti da ogni parte, che cantavano
salmi e cantici. Teodoro sbarcò all’altezza dei monasteri della diocesi di Smoun, prese
con sé tutti quei fratelli e s’incamminò verso nord, a piedi, incontro all’arcivescovo;
recitavano insieme le parole della santa Scrittura e i Vangeli di nostro Signor Gesù
Cristo. L’arcivescovo, vedendoli da lontano, riconobbe che erano i figli di Pacomio, cui
Dio aveva accordato il favore di riunire la santa congregazione. Mentre erano ancora
lontani, Atanasio disse, a loro riguardo: «Chi sono quelli che volano al di sopra di me
come nubi, come colombe con i loro piccoli?». Quando si furono avvicinati, Teodoro
mandò avanti i fratelli anziani, perché abbracciassero l’arcivescovo prima di lui: egli
infatti fuggiva la vanagloria. Ma l’arcivescovo, grazie allo spirito che dimorava in lui,