Page 103 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
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accanto alle ossa del defunto padre nostro Pacomio, il padre della santa congregazione,
e accanto al luogo dove Teodoro aveva sepolto il fratello Pafnuzio. Ridiscesero poi in
silenzio al monastero: nessuno li aveva notati.
Generalato di Orsiesi
208. Tre giorni dopo la morte del nostro padre Teodoro, mentre tutti i fratelli erano
pieni di tristezza, Orsiesi si ammalò per il dolore causatogli dalla morte di Teodoro, di
felice memoria. Ma alcuni degli anziani, tra cui Seneset e Pacomio, pregarono Orsiesi di
uscire e di rivolgere ai fratelli qualche parola di consolazione. Egli acconsentì, si alzò e
uscì piangendo, e si sedette in mezzo ai fratelli riuniti, afflitti per la morte del nostro
padre Teodoro. Cominciò allora a parlare, con tristezza e fra le lacrime: «Dio ci ha
veramente tolto un padre giusto, togliendoci Teodoro, che ci faceva coraggio con la
parola del Signore. E, per colmo del nostro grande dolore, siamo stati proprio noi a
rattristarlo, al punto che domandò al Signore di riprenderlo subito: così siamo diventati
orfani! Conoscete tutti il grande affetto che aveva per noi: pregava continuamente per
salvarci dalle mani del demonio, geloso di noi. Ebbene, fratelli amati, ricordiamoci
sempre delle sue pene, delle sue ascesi e delle lacrime che versava giorno e notte a
causa nostra davanti al Signore, perché non si applicasse a noi la parola: Si affrettarono
a dimenticare le sue opere e non furono costanti nei suoi consigli; e perché non fossimo
condannati nel giudizio. Sono convinto che se cammineremo secondo le direttive che ci
ha dato, sarà nostro ambasciatore davanti a Dio e presso il nostro padre Pacomio; come
nostro Signore Gesù Cristo aveva detto ai santi apostoli e discepoli: Vado avanti a voi
per prepararvi un posto; e ancora: Abbiamo colui che prega per noi presso il padre,
Gesù Cristo nostro Signore, che ci ha amato e ha dato se stesso per noi, e non ha
sofferto a causa dei nostri peccati soltanto, ma a causa di quelli di tutto il mondo. Di
fatto, il nostro padre Pacomio, per tutto il tempo che fu in mezzo a noi, pregava giorno e
notte per la salvezza delle nostre anime e di quelle di tutto il mondo. È ciò che fecero
anche gli altri nostri padri che gli succedettero, Petronio e Teodoro, che divennero figli
suoi imitandone la sua vita, nel grande amore per la croce. Ebbene, fratelli ed igumeni
dei monasteri, che siete le membra del nostro padre, osserviamo le regole dei nostri
padri e i precetti che ci hanno dato da praticare, affinché siano contenti di noi, nel luogo
dove si trovano, come disse Cristo al Padre suo, a proposito degli apostoli: Ho dato loro
ciò che tu mi avevi dato, ed essi l’hanno accettato ed hanno custodito la tua parola. Si
possa dire anche di noi: Benvenuti i figli, che hanno obbedito al padre ed hanno
custodito i precetti che aveva dato loro! Venite a prendere l’eredità della vita eterna con
i padri vostri, perché avete camminato sulle loro orme, e seguito i precetti che vi
avevano dato! Si trovano oggi in mezzo a noi le ossa del defunto nostro padre, cioè le
regole che aveva dato, affinché vinciamo il Maligno, e il cuore dei nostri padri sia
soddisfatto, al vedere come il loro seme produca frutti spirituali per Dio creatore, come
sta scritto: Come gli alberi piantati sui bordi del fiume. Ebbene, fratelli miei, non siamo
negligenti: il lavoro dei no padri non deve essere sterile e dissiparsi. Non dobbiamo
esporci al pericolo e al giudizio di Dio, quando andremo presso di loro. Il Signore ha
ordinato a me e ai nostri padri di servire tutti, come Gesù ha detto nei Vangeli: Ora,
non sono forse in mezzo a voi come colui che serve? Abigail disse al beato David: Sarò
la tua serva e laverò i piedi dei tuoi servi; con la sua umiltà salvò tutto il suo
patrimonio».