Page 87 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
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L’ispezione di Artemios
185. Un altro giorno, nostro padre Teodoro raccontò di aver avuto una visione riguardo
ad un ufficiale imperiale, che sarebbe entrato tumultuosamente nel monastero di Pbow
con i suoi soldati. Ne informò i fratelli, dicendo: «Verrà tra di noi un ufficiale imperiale
con i suoi soldati, per procurarci turbamenti e fastidi. Ma abbiate fiducia, il vostro cuore
stia saldo e non abbiate timore: il Signore certamente neutralizzerà i disegni di costui.
Sono stato informato, infatti, che non farà alcun male tra noi».
Quell’anno, partì in barca con qualche compagno, per visitare i fratelli. Mentre si
avvicinavano ai monasteri che egli aveva intenzione di visitare, nella diocesi di Smoun,
incrociarono il duca che andava a sud, a sèguito delle istruzioni ricevute. Il nostro padre
Teodoro disse ai fratelli che lo accompagnavano: «Ritorniamo a sud; bisogna che
questo duca arrivi a Pbow, secondo la visione che vi ho riferito e che si realizzerà per
noi». Ma i compagni non acconsentirono a tornare indietro perché dicevano: «Dopo
tante fatiche sopportate per arrivare fin qui, ecco, siamo ormai vicini ai fratelli che
abbiamo intenzione di visitare: e dovremmo tornare indietro senza averli neppure
accostati!». Poiché i fratelli non acconsentivano, Teodoro fece attraccare la barca e si
ritirò in disparte a pregare, insieme ad alcuni di loro. Mentre pregava, il Signore lo
assicurò esplicitamente che quel duca sarebbe entrato nel monastero, ma avrebbe
lasciato in pace i fratelli. Così Teodoro proseguì per visitare i fratelli, insieme a quelli
che lo accompagnavano.
Il nome di questo duca era Artemios. Quando fu vicino al monastero, ordinò ai soldati
di prendere le armi e di salire a cavallo, come per un’azione militare. Durante la notte,
avanzò con cautela e fece circondare il monastero dai suoi soldati, con questo ordine:
«Se un monaco vuole entrare nel monastero, permetteteglielo pure, ma se vuole uscire,
impediteglielo. Chi non obbedisce, uccidetelo a colpi di spada». Entrato nel monastero,
si sedette, tenendo in mano un’ascia, circondato dagli altri ufficiali e dagli arcieri. Per
mezzo di un interprete, disse ai fratelli: «Conducetemi qui il vostro padre». Gli
risposero: «Non è qui: è partito per visitare i fratelli». Disse loro di nuovo:
«Conducetemi qui colui che viene dopo di lui». Chiamarono allora apa Psahref, un
anziano. Il duca gli disse : «Sono venuto ad eseguire un rescritto imperiale. So che un
nemico dell’imperatore si nasconde tra voi, un persiano. Ebbene, consegnatemelo, e non
vi farò alcun male. Ma se vi rifiutate di consegnarmelo, devasterò tutti i vostri monasteri
e vi disperderò». Apa Psahref gli rispose: «Noi siamo uomini ritirati dal mondo, e riuniti
insieme nel nome del Signore. Non vi è nessun nemico dell’imperatore, che si nasconda
tra noi. Tutte le nostre dimore sono a tua disposizione: falle perquisire come ti pare». Il
duca ordinò allora di perquisirle. Compiuta la perquisizione, un fratello, pio asceta di
nome Domnios, di origine armena, si rivolse al comandante, dicendogli in greco: «Ti
chiediamo di fidarti di tre nostri anziani, che ti daranno testimonianza, davanti al
Signore, sul fatto che colui che cerchi non si trova tra noi». Il duca, rivolgendosi a
coloro che lo circondavano, disse: «Questo monaco straniero ha parlato saggiamente».
Allora il più anziano, apa Psahref, con altri tre, andò in chiesa, per rendere
testimonianza a lui con giuramento. Egli, in chiesa, disse loro: «È l’arcivescovo
Atanasio il nemico dell’imperatore; è lui che noi stiamo cercando, per lui l’imperatore
ci ha mandati». L’anziano rispose al duca: «Certo, l’arcivescovo Atanasio è il nostro