Page 85 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
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180. Poiché molti dei fratelli morivano, al punto che ogni giorno ce n’erano uno o due
che se ne andavano, uno di essi si rivolse a nostro padre Teodoro e domando: «Padre,
moriremo tutti di questa malattia mortale?». Teodoro rispose: «No, moriranno solo quei
trenta che ho visto a letto malati». E avvenne come aveva predetto. Una grave malattia
regnava tra di loro, e i fratelli chiesero ancora : «Moriremo tutti? Cosa diverremo? Ecco
che le acque salgono ed hanno cominciato ad allagare il sentiero del cimitero». Teodoro
rispose nuovamente: «Se le acque hanno allagato il sentiero del cimitero, credo che il
Signore vorrà prevenire la difficoltà, non facendo morire più nessuno, data l’ansietà dei
fratelli». Uno dei fratelli lo interrogò: «Il Signore si occupa di noi fino a questo minimo
dettaglio?». Il nostro padre Teodoro rispose: «Ve l’assicuro: si occupa di noi sempre. Si
occupa di noi anche quando ci manda dei dolori: lui sa ciò che ci è più utile. Quanto a
noi, siamogli sempre riconoscenti in tutto. Così la parola che vi ho detto si realizzerà,
perché abbiamo fiducia nella parola del Vangelo: Domandate e riceverete». E accadde
proprio come aveva predetto: da quel giorno, non morì più nessun fratello, fino a
quando le acque abbandonarono il terreno; soltanto quei trenta uomini ricevettero la
visita di Dio. I fratelli ammirarono lo Spirito di Dio che abitava in Teodoro: nessuna
delle sue parole era risultata vana.
Una visione
181. Un giorno, il nostro padre Teodoro era occupato a lavorare con i fratelli fuori del
monastero. Mentre lavoravano, li prese un gran terrore. Vedendoli spaventati, il nostro
padre Teodoro fece segno: «Preghiamo il Signore». Dopo aver pregato, Teodoro alzò
gli occhi al cielo e vide un’anima, davanti alla quale cantavano gli angeli, mentre la
conducevano al luogo di riposo. Alla vista di tale spettacolo, Teodoro si volse ai fratelli,
e, mentre rivolgeva loro la parola di Dio, dal monastero gli fu portata la notizia che era
morto il giovane Pafnuzio. Subito raggiunse con i fratelli il monastero, per vedere colui
che il Signore aveva visitato, per seppellirlo e condurlo al cimitero, accanto ai fratelli
deceduti.
Contro lo spirito di possesso
182. Un giorno Teodoro passò presso una mandria e notò un magnifico toro che
costituiva l’orgoglio di alcuni, ancora carnali, nel cuore dei quali non regnava il timore
di Dio, ma erano privi di senno. Si ricordò del modo in cui l’apostolo esorta coloro che
sono al servizio del Signore: Sopportando i cattivi, correggendo con dolcezza gli
avversari, affinché il Signore dia loro la grazia di convertirsi alla conoscenza della
verità e si mettano in guardia contro le insidie del demonio. Anche il nostro padre
Teodoro fu paziente con loro, non rimproverò d’autorità, e non arrivò al punto di
sopprimere subito ciò che li aveva spinti al male. Pregò invece così: «Mio Signore
Gesù, sei tu che lavori alla salvezza delle nostre anime, in ogni cosa: colpisci questa
bestia, perché questi sventurati non siano più sorpresi in idolatria, dopo aver rinunciato
al mondo e alle sue concupiscenze». Il giorno dopo il toro improvvisamente si abbatté a
terra e morì.
183. Un giorno, una barca dei fratelli, carica di stoppa che doveva servire per i loro
vestiti, affondò. Quando fu portata la notizia al nostro padre Teodoro, i fratelli ne furono