Page 68 - Vita Copta di Pacomio e Teodoro
P. 68
assomigliavano ad una fiamma ardente. Disse a Teodoro: «Se vuoi, portami una coperta
usata, e coprimi, perché questa è troppo pesante e non la posso sopportare: ecco, da
quaranta giorni sono malato, ma ne ringrazio il Signore». Subito Teodoro andò,
ricevette dall’economo una bella coperta leggera, la portò e lo copri. Vedendo la
differenza delle coperte, questi si indignò contro Teodoro e disse: «Che grande
ingiustizia hai commesso, Teodoro! Vuoi lasciare dopo di me uno scandalo per i fratelli,
sicché dicano: Pacomio, durante la sua vita, si è preso più agi che i fratelli’? Vuoi che io
sia degno di giudizio davanti al Signore? Ebbene, portala via, mi arrangerò in un modo
o nell’altro, aspettando di recarmi dal Signore». Teodoro gliela tolse, ne portò un’altra,
logorata e peggiore di quella di tutti i fratelli e lo copri.
121. Nei giorni della Pentecoste continuava ad essere malato. Tre giorni prima del suo
decesso, comandò di riunire presso di sé tutti i Grandi tra i fratelli, e si rivolse loro
dicendo: «Ecco, sto per recarmi presso il Signore che ci ha creati. Visto che ci ha riuniti
insieme perché compissimo la sua volontà, ebbene, dite insieme chi volete come
padre?». Ma essi continuarono a piangere, e non gli diedero alcuna risposta, per il
dolore che provavano all’idea della disgrazia che stava per arrivare, dopo che Pacomio
li avrebbe lasciati, come pecore cui sia stato tolto il pastore. In seguito ripeté una
seconda volta la domanda ad apa Orsiesi: «Parla con loro, e vedi chi desiderano come
padre». Essi risposero all’unanimità «Se così dev’essere, non conosciamo nessuno
tranne te e il Signore. Come fisserai tu, così agiremo». Egli rispose: «L’uomo tra voi
che il Signore mi ha rivelato capace di edificare le vostre anime nel timore di Dio, è apa
Petronio padre del monastero di Tsimine». Per la sua grande purezza di cuore, questi
aveva delle frequenti visioni ed era abile in tutto. «Penso sia malato, anche lui; checché
ne sia, se sopravvive, è lui il vostro padre». Subito chiamò alcuni degli anziani e li
mandò a cercarlo, mentre egli era ancora in vita.
Prima che Pacomio riunisse presso di sé i fratelli e dicesse: «Ecco che sto per prendere
la strada di tutta la terra», questi si erano recati tutti insieme nella sinassi, dove
passarono tre giorni pregando e piangendo verso il Signore, perché lo lasciasse ancora
un po’ di tempo sulla terra. Dopo tre giorni, il nostro padre Pacomio mandò loro
Teodoro a dire: «Smettete di piangere, perché a mio riguardo è giunto l’ordine, da parte
del Signore, di andarmene dai miei padri». I fratelli ritornarono al locale dove si era
coricato e continuarono a piangere su di lui con profondo abbattimento.
122. In seguito, il nostro padre Pacomio si rivolse verso Teodoro e gli disse: «Se il
Signore mi visita, non lasciare il mio corpo nel luogo dove sarà stato sepolto». Teodoro
gli rispose con tristezza: «Farò come dici». Dopo un po’ di tempo, prese Teodoro per la
barba, si colpì il petto, e per la seconda volta disse: «Teodoro, stai attento, non lasciare
il mio corpo dove sarà sepolto». Di nuovo Teodoro gli rispose: «Eseguirò con
riconoscenza tutto quanto mi ordinerai». Teodoro pensò tra sé che egli si raccomandasse
con tanta insistenza per timore che alcuni portassero via suo corpo e costruissero su di
esso il martyrion, come si fa con i santi martiri. L’aveva spesso sentito criticare
quest’usanza: «I santi non sono contenti che si faccia così, perché chiunque agisce in
questo modo fa commercio del corpo dei santi». In seguito, il nostro padre Pacomio lo
prese di nuovo per la barba dicendo: «Teodoro, bada di eseguire rapidamente quanto ti
ho detto; inoltre, se i fratelli saranno negligenti, tu li riporterai alla legge del Signore». E
Teodoro a pensare tra sé: «Che significa questa frase che mi ha detto: Se i fratelli