Page 28 - Utilità del Credere
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14. 31. E che dire del fatto che tutti gli eretici ci esortano a credere in Cristo?
                  Possono essere maggiormente in contraddizione con se stessi? A questo
                  proposito  devono essere incalzati in due modi. In primo luogo, va loro
                  chiesto dove è la ragione che promettevano, su cosa si basa il biasimo della
                  temerità,  su  cosa  si  fonda  la  presunzione  di  sapere.  Se,  infatti,  è  cosa
                  riprovevole credere a qualcuno senza ragione, perché ti aspetti e ti adoperi a
                  che  io  creda  a  qualcuno  senza  ragione,  di  modo  che  possa  essere  più
                  facilmente  guidato  dalla  tua  ragione?  Oppure  la  tua  ragione  costruirà
                  qualcosa di solido sopra un fondamento di temerità? Parlo come farebbero
                  coloro ai quali la nostra fede dispiace. Da parte mia, infatti, ritengo che
                  credere prima di ricorrere ai procedimenti razionali, quando ancora manca
                  la capacità di percepirli, ed esercitare l’animo mediante la fede stessa ad
                  accogliere i semi della verità, sia una cosa non solo assai salutare, ma anche
                  assolutamente indispensabile per restituire la salute agli animi ammalati. E
                  se a loro ciò sembra cosa da ridere e piena di temerità, di certo agiscono in
                  modo  impudente  nello  spingerci  a  credere  in  Cristo.  In  secondo  luogo,
                  confesso che ho già creduto in Cristo, e mi sono persuaso della verità di ciò
                  che ha detto, benché non fossi sorretto da nessuna ragione: ora è questo, o
                  eretico, che all’inizio mi insegnerai? Concedimi di considerare per un po’ tra
                  me e me (poiché io non ho visto Cristo come volle mostrarsi agli uomini, Lui
                  che,  come  si  dice,  è  stato  visto  anche  da  questi  occhi  comuni)  a  chi  ho
                  creduto riguardo a Lui, per venire a te già predisposto da tale fede. Vedo che
                  non ho creduto a nulla, fuorché all’opinione consolidata e alla fama di gran
                  lunga più diffusa tra i popoli e le genti, popoli che in ogni angolo della terra
                  sono stati conquistati dalla Chiesa cattolica. Perché, dunque, non dovrei
                  ricercare presso costoro col massimo zelo che cosa Cristo ha insegnato, dal
                  momento  che,  spinto  dalla  loro  autorità,  ho  già  creduto  che  Cristo  ha
                  insegnato qualcosa di utile? Mi esporrai tu forse meglio ciò che egli ha detto,
                  qualora io escludessi che sia esistito o che esista e tu mi raccomandassi di
                  credervi? Questo, dunque, come dissi, ho creduto per la fama consolidata
                  dalla diffusione, dal consenso e dalla lunga durata. Mentre è a tutti evidente
                  che voi, così pochi, così turbolenti e così “nuovi”, non proponete nulla che
                  meriti considerazione e stima. Che è dunque questa così grande demenza?
                  Credi a loro che si deve credere Cristo, ma da noi impara ciò che ha detto.
                  Per quale ragione, te ne scongiuro? Se, infatti, quelli venissero a mancare o si
                  rivelassero incapaci di insegnarmi qualcosa, mi persuaderei di non dover
                  credere a Cristo molto più facilmente che del dover apprendere qualcosa su
                  di  Lui  da  persone  diverse  da  quelle  per  le  quali  ho  creduto  in  Lui.  O
                  smisurata  impudenza  o,  piuttosto,  stoltezza!  Io  ti  insegno  ciò  che  ha
                  insegnato Cristo nel quale tu credi. E che, se io non credessi in Lui, potresti
                  forse insegnarmi qualcosa di Lui? Ma, si dice, è necessario che tu creda.
                  Forse  perché  lo  raccomandate  voi?  No,  si  dice;  noi,  infatti,  li  facciamo
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