Page 23 - Utilità del Credere
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preparare e predisporre l’animo? O, se ne avessi già la piena capacità, non
sarebbe meglio per te fare un piccolo giro per trovare l’entrata più sicura,
anziché metterti da solo in una situazione di pericolo ed essere esempio di
temerità per gli altri?
In che modo si debbano evitare coloro che promettono di condurci con la ragione.
11. 25. Perciò ci resta ormai da considerare in che modo si debbano evitare
coloro che promettono di condurci con la ragione. Si è già detto, infatti, come
sia possibile seguire senza colpa coloro che ordinano di credere. Quanto
però al fatto di rivolgersi a coloro che si fanno garanti della ragione, alcuni
pensano non solo che non sia da biasimare, ma addirittura che meriti
qualche lode; ma non è così. In materia di religione, infatti, meritano la lode
due tipi di persone: quelle che hanno già trovato, che bisogna giudicare
anche le più felici e quelle che cercano con il più grande ardore e con la
massima rettitudine. Le prime sono già nel pieno possesso, le altre sono sulla
strada per la quale vi si giunge con assoluta certezza. Vi sono poi altri tre
generi di uomini, che sono indubbiamente da censurare e da detestare. Il
primo genere è di coloro che si affidano a congetture, cioè che ritengono di
sapere ciò che non sanno; il secondo è quello di coloro che, pur sapendo per
certo di non sapere, non cercano in modo da trovare; il terzo è quello di
coloro che né ritengono di non sapere né vogliono cercare. In modo analogo
nell’animo umano vi sono tre attitudini, che sono, per così dire, confinanti
tra loro, ma che però meritano di essere ben distinte: il comprendere, il
credere, l’opinare. Considerate per se stesse, la prima non è mai in difetto, la
seconda lo è talvolta, la terza sempre. Infatti comprendere ciò che è grande e
nobile, o addirittura ciò che è divino, è il colmo della felicità; comprendere,
invece, ciò che è superfluo non nuoce affatto, ma forse nuoce insegnarlo
perché sottrae tempo a ciò che è necessario. Quanto alle cose dannose, male
non è comprenderle, ma farle o subirle. Se, infatti, qualcuno comprende
come il nemico possa essere ucciso senza che egli corra alcun pericolo, non è
colpevole perché lo comprende ma perché ha la cupidigia di farlo. Se questa
cupidigia manca, cosa si può dire di più innocente? Quanto al credere, esso
merita biasimo quando si crede qualcosa di indegno o riguardo a Dio o,
piuttosto facilmente, riguardo all’uomo. In tutti gli altri casi non c’è nessuna
colpa se qualcuno crede qualcosa, sapendo di non saperla. Credo infatti che,
grazie al coraggio di Cicerone, un tempo furono uccisi dei congiurati senza
scrupoli; eppure non solo ignoro questo fatto, ma so anche per certo che in
nessun modo lo posso sapere. Opinare, invece, è molto turpe per questi due
motivi: sia perché chi è persuaso che già sa non può imparare, posto che sia
possibile imparare la cosa in questione; sia perché la temerità per se stessa
non è il segno di un animo ben disposto. Prendiamo il caso di qualcuno che
reputi di sapere ciò che ho detto di Cicerone: sebbene nulla gli impedisca di